Sigaretta elettronica prezzo e verità: fa davvero smettere di fumare? È nociva? E poi: conviene farne un’attività d’impresa?
N.B. Puoi saltare al paragrafo “sigaretta elettronica prezzo” se sei interessato esclusivamente all’argomento.
La sigaretta elettronica non nuoce alla salute! Anzi, credetemi amici miei carissimi, lettori, follower e liker: è stimolante, eccitante, digestiva, aiuta la concentrazione ed è pure divertente! Chi sono io per dirlo? Il massimo esperto vivente della sigaretta elettronica!!!
Ecco, avete appena assistito ad alcuni degli effetti della nicotina assunta per inalazione, in dosi importanti ma non eccessive: euforia, ipersocialità (anche digital), smodata sicurezza in sé stessi. Quantità più elevate – soprattutto se ingerite – sono oltremodo pericolose: si va da forti attacchi di nausea a violenti conati di vomito, fino ad arrivare al decesso senza tappe intermedie.
Però tranquilli: per restarci secchi di nicotina è necessario assorbirne davvero tanta ed in poco tempo. Almeno, dico almeno, 50/60 mg. Cioè, a seconda della concentrazione, una goccia più o meno minuscola.
A questo punto, in funzione del grado di interesse che nutrite nei confronti delle e-cig, vi state probabilmente chiedendo:
- Qual è la verità circa la sua pericolosità? Sempre che ce ne sia una.
- Che ci fa la sigaretta elettronica in un blog che, per quanto personale, aspira ad abbracciare argomenti come la SEO, i social media e più in generale il Web e l’inbound marketing?
Inizio col rispondere alla prima delle due domande, dal mio modesto (ecco un calo di nicotina) punto di vista: la sigaretta elettronica può davvero risultare nociva per la salute dell’uomo?
Nessuno studio dimostra la pericolosità della sigaretta elettronica.
Per smettere di fumare avevo già provato quasi tutte le soluzioni disponibili: cerotti, psicoterapia, nauseabonde chewing gum e spilloni agopunturali conficcati in tempie e lobi. Restava solo lei, la sigaretta elettronica. Ma prima di acquistarne una era per me indispensabile saperne il più possibile.
Ho quindi consultato medici, un’amica farmacista, un parente tabaccaio ed una cartomante di piazza Navona. Ma soprattutto ho rovistato il Web alla ricerca di leggi, certificazioni, articoli di approfondimento, opinioni illustri e pronunce istituzionali. Per arrivare ad una conclusione semplice quanto moderatamente confortante: nessuna indagine condotta fino ad oggi ha rilevato rischi, fatta eccezione per quanto abbiamo già detto della nicotina (che è un veleno, prima ancora di uno stupefacente).
Non nascondo la delusione per la presenza in Rete di numerosissimi articoli che tutto fanno fuorché chiarire l’argomento. E questo è dovuto alla congiuntura tra un fenomeno in crescita esponenziale, l’imbarazzante assenza di una precisa regolamentazione della materia, e la carenza di ricerche scientifiche condotte su ampia base statistica. Per intenderci, spesso persino pezzi giornalistici pubblicati dalle medesime testate sono fra loro contraddittori: ora additano la sigaretta elettronica come dannosa, ora ne incensano l’efficacia come strumento per smettere di fumare.
L’OMS, l’Europa, l’Italia. Le leggi e le opinioni sulla sigaretta elettronica.
Una delle più citate fonti in tema di sigaretta elettronica è l’Organizzazione mondiale della sanità, che in diversi documenti ne mette in dubbio l’utilità e denuncia il rischio che per i giovani costituisca un ponte verso il tabagismo. Particolarmente menzionata è questa nota, che però risale addirittura al 2008.
Più di recente l’Unione Europea ed il Ministero Italiano della Salute sono intervenuti per regolamentare non tanto la sigaretta elettronica (dal 2011 vietata ai minori di 16 anni) ma piuttosto i “fluidi”, ovvero le ricariche: nel caso in cui contengano nicotina, confezioni e flaconi devono tra l’altro riportare un’etichetta con il simbolo del teschio, a testimonianza della pericolosità della sostanza. È inoltre indispensabile indicare il numero di telefono del distributore / produttore, da contattarsi in caso di “sovradosaggio”.
Fortunatamente in queste settimane quelle disposizioni comunitarie cominciano a sortire effetti concreti, tanto che gran parte delle catene di negozi specializzati si va finalmente adeguando. Chi non lo fa – è stato il recentissimo caso di un brand particolarmente diffuso sul nostro territorio – si vede sequestrate le scorte di e-liquid.
Tuttavia chiunque si avvicini a questo mercato continua a percepire la mancanza di diffusi controlli e di una organica disciplina del settore. Per esperienza so bene che i marchi RoHS e CE applicati sui prodotti di fattura cinese non sono sempre prova di affidabilità e garanzia; eppure fino ad oggi sono soltanto quei timbri a certificare “legalità” in prodotti elettronici che somministrano sostanze fortemente tossiche e potenzialmente letali. Cioè la sigaretta elettronica..
La sigaretta elettronica è un valido sostituto del tradizionale tabacco?
Per rispondere a quest’altro interrogativo devo innanzitutto ricorrere alla mia esperienza personale. Fino allo scorso 3 febbraio consumavo ogni giorno – complice il lavoro sedentario – un numero inconfessabile di pacchetti azzurrognoli con stampate sopra immagini di piramidi e palme. Dal 4 febbraio non ne ho più comprati, e ne conservo ancora uno in bella vista, intonso trofeo della vinta battaglia. La guerra si vedrà.
In questo periodo ho scoperto che la sigaretta elettronica sostituisce in tutto e per tutto quella tradizionale, tanto nella gestualità quanto nella ritualità quotidiana e persino nel gusto. Ma ho anche preso atto che in verità è proprio la nicotina a permettere di contrastare senza impegno la tentazione di tornare indietro.
Dunque il mio consiglio a chi voglia smettere è: svapare, fin tanto che se ne senta il bisogno. Col passare dei giorni si potrà gradualmente ridurre la concentrazione della sostanza nei liquidi e, quasi inavvertitamente, incamminarsi verso la definitiva emancipazione dalle “bionde”.
D’altra parte pare sia questa la sorte di molti ex fumatori: i forum online specializzati traboccano di testimonianze di persone per le quali catrame e monossido di carbonio sono oramai uno sbiadito ricordo. Se non dovesse bastarvi la consultazione delle community date un’occhiata a questo recente articolo di Panorama – che in verità un po’ di sapore dell’article marketing ce l’ha: “Sigaretta elettronica: nuoce gravemente al fisco“. A detta dell’autore, lo scorso dicembre i tabaccai italiani hanno registrato una contrazione delle vendite di prodotti da fumo pari al 10%.
Costi dello “svapo” e prezzi sigarette elettroniche.
I prezzi degli essenziali strumenti da “svapo” variano molto, ma per l’acquisto di articoli mediamente affidabili l’investimento da preventivare è nettamente inferiore a quello che deve sostenere chi consuma un pacchetto di bionde al giorno: una sigaretta elettronica di discreta fattura, generalmente fornita in due unità all’interno della stessa confezione, costa dai 50 agli 80 Euro.
Le cifre si fanno ancora più contenute se si propende per l’acquisto online; proprio a causa della scarsa conoscenza e regolamentazione del mercato, purtroppo in alcuni negozi si pratica un notevole ed ingiustificato aumento dei ricarichi, talvolta anche attraverso il ricorso a stratagemmi. Come ad esempio il rivendere singolarmente e-cig originariamente impacchettate (e come tali pubblicizzate) in doppia unità; # sapevatelo.
Al prezzo della sigaretta elettronica va aggiunto quello dei ricambi, che però non incide in misura sensibile sulla spesa mensile: 5/10 Euro. C’è infine da considerare le ricariche, e qui l’entità dell’esborso cambia sensibilmente da svapatore a svapatore. Un flacone di e-liquid da 20 ml prodotto in Italia costa mediamente 10 Euro, indipendentemente dalla concentrazione di nicotina; per un ex fumatore “leggero” probabilmente ne basterà uno ogni due / tre settimane, per gli altri sarà forse necessario acquistarne una mezza dozzina al mese o poco più.
I fluidi – disponibili in diversi aromi più o meno simili al gusto del tabacco – sono generalmente composti in misura variabile da:
- Glicole propilenico (blandamente tossico in quantità “industriali”)
- Glicerina
- Acqua
- Nicotina (in misura variabile da 24 a 4 mg/ml).
Data l’impossibilità di verificare personalmente l’effettiva quantità di nicotina e glicole propilenico, o di eventuali altre sostanze, io non mi rifornirei all’estero per acquistare ricariche per la sigaretta elettronica. Per quanto ad oggi neanche in Italia siano in vigore leggi sulla rigorosa certificazione dei liquidi e della loro composizione. Ma per la cronaca è giusto dirlo: in Polonia alcuni produttori praticano prezzi sensibilmente inferiori alla media (5 Euro per 20 ml, ad esempio).
Che siate o meno del mio stesso avviso, è giusto ricordare che fumare più costose foglie secche e carta filigranata bene comunque non fa, indipendentemente dalla nazionalità del produttore di tabacco e sigaretta elettronica.
Prospettive, cifre e statistiche sulla sigaretta elettronica.
In Italia – secondo la Doxa – il venti per cento dei dieci milioni di fumatori ha provato o ha intenzione di sperimentare nel prossimo futuro la sigaretta elettronica. Secondo il già citato articolo di Panorama, sono circa 400.000 le persone che dalla “tirata” sono passati alla svapata senza rimorsi, ed entro il 2013 potrebbero diventare un milione tondo tondo. Nonostante solo alcune delle e-cig attualmente in commercio siano adatte a chi desidera liberarsi definitivamente del tabagismo.
Certo, l’argomento è delicato perché entra in gioco il tema della salute pubblica, e con la salute non si scherza. Ma neanche mi sembra intelligente continuare a fare gli indiani davanti a quei numeri. E questo vale sia per chi è schiavo del vizio delle bionde, sia per chi sarebbe chiamato a regolamentare un mercato che ancora sembra il far West, sia per chi voglia cogliere nel canale una nuova opportunità lavorativa ed imprenditoriale.
Torniamo alla seconda domanda, ancora inevasa: che ci fa la sigaretta elettronica in un blog che tratta di Web marketing?
Conviene lanciarsi nel commercio della sigaretta elettronica?
Le realtà aziendali del settore sono già numerose, ma il trend lascia ipotizzare ampi spazi di affermazione per i futuri operatori. Soprattutto sul versante digitale del commercio e del marketing, dove mi sembra di poter riscontrare rara professionalità: e-store poco curati e a volte persino improvvisati; attività di Web e social media marketing, a supporto delle catene di negozi, sostanzialmente inesistenti; totale assenza di comunità di consumatori e di organi aziendali, uniti attorno all’esigenza di disciplinare la materia e preservare il consumo da rischi.
Insomma: per chi sia alla ricerca di un impiego, di un’idea per una piccola attività commerciale o di una vera e più o meno grande avventura imprenditoriale, la sigaretta elettronica può rappresentare oggi un’opportunità preziosa. In tempi di crisi nel mondo del lavoro di alternative non ce ne sono molte; chi decida di intraprendere questa, puntando sull’inbound marketing per promuovere un’iniziativa che riesca a coniugare profitto con sincera ed esplicita attenzione ad etica e salute, a mio avviso l’avrà imboccata giusta.
Sempre che la sigaretta elettronica non finisca per restare prima o poi imbrigliata – a torto o a ragione – in una disciplina legislativa particolarmente severa e limitante. Un’eventualità questa da ascrivere alla voce major risk di un project plan ben strutturato, di quelli che per non lasciare nulla al caso contemplino pure ipotesi di riorganizzazione e riconversione aziendale. In Sali e Tabacchi magari, che tanto quello è un settore che difficilmente rischia di andare – è il caso di dire – in fumo.
E voi, fumate? Avete già provato la sigaretta elettronica? Siete rivenditori? Se vi va di discuterne mi trovate qui di seguito, fra i commentatori, o su Twitter (il mio account è @googlepolicyit).