Social media: 25 buoni motivi per NON usarli

I social media hanno un fascino irresistibile, ma dopo una lunga esperienza professionale ho capito: non servono a niente.

Per i social media ho sacrificato anni di lavoro, passione e diottrie, e qualche volta ho dovuto trascurare affetti e persino il sonno. Ma ora basta: domani non mi ritroverò un’altra volta vittima dei presenzialisti di Twitter, ricurvo dietro un blog ancora da svezzare, stremato dal confronto con un dirigente dal braccino corto, frustrato dal pubblicare anonimamente i miei aggiornamenti di stato su di una pagina Facebook aziendale che mia non è. Nel modo più determinato e definitivo che posso, dico: ti lascio, Web 2.0!

Certo, non posso affermare che i social media siano stati con me ingenerosi, che non mi abbiano dispensato belle soddisfazioni per ricambiare il devoto impegno. Credete forse che non sia consapevole di quale nostalgia si accompagnerà al ricordo di quelle volte che ho potuto bannare utenti, io privilegiato giudice supremo di comunità digitali, senza per questo provare rimorsi? Pensate che a mia volta non sappia essere riconoscente nei confronti di quei dirigenti che, lasciandosi irretire dalle mie argomentazioni nell’illusione di poter incrementare con i social media lead e conversioni, hanno voluto riempire tanto il mio portafogli quanto il mio orgoglio professionale?

10 anni di social media non fanno un Ernesto

Il perché di una definitiva conversione.

Proprio il maturo equilibrio tra simpatia e sofferenza che oramai nutro nei confronti di Internet, così come il sentirmi serenamente libero di manifestare quegli opposti sentimenti, mi rende umanamente certo di aver fatto la scelta giusta: è arrivato il tempo di cambiare lavoro. E di vuotare il sacco: i social media non portano a nulla, tanto le persone quanto le aziende. Credeteci, se a dirlo è chi fino a ieri si lambiccava per convincere imprenditori e manager della loro utilità e della loro efficacia.

Così è, se vi pare: i colleghi non s’aspettino le mie scuse, perché tanto sapranno bene loro come sottrarre all’attenzione di SERP, pubblica opinione e datori di lavoro quel che sto per dire. Nel congedare questa mia esperienza lavorativa ed esistenziale, in attesa di chissà quale futuro e meno sacrificante impiego, ho deciso di raccogliere qui 25 dettagliate ragioni per tenere lontani i social media.

Sappiate che non ho la pretesa di convincere alcuno, ma piuttosto la modestia di considerare l’elenco tutt’altro che esaustivo. D’altra parte non è sicuramente tutta farina del mio sacco, anzi: colgo l’occasione per ringraziare i responsabili d’azienda con i quali mi sono confrontato in questi ultimi anni, perché sono stati proprio loro a fornire gran parte delle seguenti motivazioni, per la mia e la vostra utilità.

25 motivi per trattare i social media come la peste.

Non date retta ai marketer, tenete lontani dai social media voi e la vostra azienda se vi riconoscente anche solo in parte in queste legittime, sane e condivisibili prospettive.

  1. Il Web 2.0 è ancora immaturo. Aspetto la terza edizione.
  2. Non sono alla ricerca di strumenti promozionali dall’ottimo rapporto tra costi e ricavi.
  3. L’hashtag è una specie di negozio virtuale?
  4. L’agenzia di marketing ha promesso a me e al capo un viaggio a Cuba in cambio degli investimenti in cartellonistica.
  5. Ascoltarmi? La gente deve comprare i miei prodotti, mica sentirmi cantare sui social media!
  6. Ciò che non si tocca non si compra.
  7. Non aprirò account sui social media perché provo un sottile piacere nel dare ai concorrenti un qualche vantaggio in partenza.
  8. Di teoria del passaparola ne parlava mio nonno.
  9. Ma lei mi vede a cinguettare?
  10. I sondaggi li lascio alla politica.
  11. Dicono che Facebook mette a rischio i matrimoni.
  12. Se mi vogliono mi trovano sulle Pagine Gialle. E pure su quelle Bianche.
  13. Io mi sono fatto da solo, senza l’aiuto di nessuno, e non ho amici. Vuole che incominci adesso?
  14. Non ho alcun interesse ad essere rintracciabile sempre e ovunque. C’è la mia segretaria per le piccole faccende.
  15. Mi piace un sacco investire migliaia di Euro su quei media di cui non posso misurare l’efficacia.
  16. Assegno valore inestimabile alla privacy.
  17. Ci manca solo che mi metta a dar retta a ciò che i miei clienti vorrebbero dirmi!
  18. E poi di clienti ne ho già fin troppi.
  19. La gente è invidiosa per natura: già li vedo lì pronti a sparlare di me su Facebook.
  20. Il mio tempo è prezioso, le chat le lasci a mio nipote.
  21. I social media sono una tendenza passeggera.
  22. Preferisco le cose semplici, non complicate come Facebook, Twitter e tutta quella roba 2.0.
  23. Io sono una persona vera: non credo affatto in quei finti network online.
  24. I social media sono pieni di gente che non ha niente di meglio da fare che sprecare il proprio tempo.
  25. Disdegno l’idea di potermi ritrovare al centro dell’attenzione.

Oltre che ai manager di cui sopra, nello stilare questo elenco mi sono liberamente ispirato ad un post di un noto blogger statunitense. Lui però non ha deciso, almeno non ancora, di abbandonare i social media. Qualcuno di voi vuol mettersi in società per aprire un agriturismo?

11 pensieri su “Social media: 25 buoni motivi per NON usarli

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  3. Il post è geniale, una sottile ironia che suscita una risata a denti stretti, per le migliaia di volte in cui ci siamo sentiti rivolgere una di quelle 25 frasi…

    Mi preme però di dire che non è vero che fare il social media manager non ha portato nulla… la gastrite per esempio ha un tasso di conversione altissimo!

  4. LOL per la conversione della gastrite causata dai social media! E grazie del commento. ;)

  5. fare auting finto ha sempre un sapore agrodolce….
    dolce l’outing, amaro il finto…
    evidentemente serve un altro giro.
    Attendo un post sulla misurabilita degli investimenti nei social media.

  6. Fantastico articolo!

    Anche se modificherei il punto 1 in “Ancora il mercato italiano 2.0 non è maturo”!

    Non dimentichiamoci che i socials sono uno strumento, e come tale sono “belli” o “brutti” in base a chi li usa e come!

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  8. Concordo pienamente, anche per il capo dal braccino corto.
    Facebook funziona solo se sono tutti felici: prova ad esprimere opinioni di senso e vedi come cambia la musica; per i blog devi avere contenuti (e anche non avere contenuti è un contenuto…facciamocene una ragione e vivremo tutti più felici); twitter è paritario e il capo dal braccino corto questo non lo può tollerare: lui normalmente is the king. Poi il sito web – l’unico utile a mio avviso. Poi certo dipende: vuoi che l’azienda strimpellante non sia anche social? oramai è un must…oddio, che parola!
    In più: tutto sempre aggiornato.
    C’è ansia da prestazione.
    Però il capo con il braccino corto è anche quello che soffre di onnipresenza: quindi bisogna esserci.
    Che palle.
    E noi con due lire (proprio lire, perché il budget della comunicazione sono anni che è fermo) a lavorare come muli su piattaforme che, ad un attento studio, non dimostrano ritorni (almeno nella mia esperienza). Insomma: non tangibili, di reputazione certamente.
    Penso che la loro utilità sia soprattutto nelle emergenze e nelle crisi aziendali. Mitico il twitt per comunicare l’evacuazione nella possibilità di un terremoto. Tanto di cappello. Poi però arriva Monti e … pouf: la campagna la fa su twitter e facebook. E mi piace pure!

    L’agriturismo no, ma per un B&B ci sto.

    per il resto: solidarietà, tanta solidarietà.

  9. Perché dici di non credere ai social network e al web 2.0 e poi sfrutti le icone sei social poste in alto all’articolo per la condivisione sulla rete?

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