Velocizzare WordPress | Cache, plugin, temi e trucchi.

In primo piano

Vuoi velocizzare WordPress? Sei nel posto giusto: ti svelo tutte le soluzioni che – creando e ottimizzando i miei blog e quelli dei miei clienti – ho sperimentato personalmente.

Per velocizzare WordPress esistono due opzioni. Ma se desideri risultati concreti conviene prenderle entrambe in considerazione:

  1. scegliere un hosting capace di assicurare ridotti tempi di risposta, e che si distingua per una buona struttura hardware ed una configurazione software ad hoc;
  2. intervenire direttamente sul CMS, gestendone oculatamente estensioni e configurazione.

Velocizzare WordPress

In questo post ti parlerò dell’uno e dell’altro argomento, cercando di farlo in modo semplice e dettagliato, con l’obiettivo di confidarti tutte le soluzioni che io stesso adotto per velocizzare WordPress.

Perché in un blog le buone prestazioni hanno un impatto drammatico su:

:: SEO | Le performance rappresentano un requisito fondamentale per la migliore indicizzazione presso i motori di ricerca. Google non farebbe bene il suo mestiere se mettesse in evidenza pagine dal caricamento interminabile.

:: Tasso di rimbalzo | Un sito che si sfoglia rapidamente non si trova ad ogni angolo, e quindi i visitatori tendono a fermarsi: se anche i contenuti sono di buona qualità, perché andare via?

:: Conversioni | Tra due e-commerce che offrono lo stesso catalogo di prodotti, con prezzi identici, vende di più quello che garantisce performance superiori. È come scoprire l’acqua calda ma credimi: ho conosciuto tanti commercianti che trascuravano questo aspetto.

:: Popolarità | Un contenuto facilmente e velocemente condivisibile viene citato più spesso.

Come vedi, velocizzare WordPress non è affatto un capriccio ma piuttosto il presupposto per avere successo nel mondo dei nuovi media, sia in termini di fama che di guadagni. Dunque, diamoci da fare.

Velocizzare WordPress: è ora di cambiare hosting?

Ho già un server, è obiettivamente lento, ma cambiarlo mi costerebbe caro e sarebbe veramente impegnativo“: se parti con questi dubbi sei fortunato, perché per te ho già una soluzione economica e per nulla faticosa.

Siteground, fornitore internazionale di servizi Web, offre hosting condivisi che fanno al tuo caso: buona assistenza (rispondono anche via telefono, in Italia e nella nostra lingua), prezzi contenuti (meno di 4 Euro al mese) e prestazioni superiori, e si prendono pure la briga di trasferire gratuitamente il sito.
Insomma: l’ideale per velocizzare WordPress.

Questo blog poggia proprio sui server di Siteground: puoi sfogliare WOM!SEO per saggiare il grado di reattività assicurato dal piano che io stesso ho scelto. Ma puoi anche misurarne il “Response Time” con un tool come questo (seleziona il proxy “Munich” e ripeti l’analisi due / tre volte, per apprezzare anche l’effetto della cache).

Nel caso volessi passare al nuovo hosting ti faccio poche ma credo importanti raccomandazioni:

  1. richiedi immediatamente il trasferimento di WordPress;
  2. scegli la collocazione europea (Amsterdam, crocevia delle principali dorsali Internet di tutto il mondo);
  3. tramite il pannello di controllo attiva subito la “Super Cache”, ideale per velocizzare WordPress.

Se il blog è nuovo ancora meglio: il nome di dominio che sceglierai è compreso nel prezzo. In più, se non sei un esperto di CMS ti tornerà particolarmente utile la funzione “staging”, che permette di testare qualunque modifica su configurazioni e layout prima di pubblicarla.

Quando poi il tuo blog ti renderà ricco e famoso potrai valutare altre soluzioni destinate a velocizzare WordPress, significativamente più costose, come i VPS o i server dedicati.

I temi ed i plugin per velocizzare WordPress.

Tieni in conto che – pur in misura variabile – qualunque estensione tende ad aumentare i tempi di caricamento di un sito.

Perciò se rientri nella categoria degli installatori compulsivi di plugin non ti dico di smettere, ma ti offro un consiglio: attivane non più di uno al giorno e, per prendere consapevolezza di eventuali rallentamenti, misura ogni volta le performance tramite il tool che ti ho suggerito in precedenza. Oppure puoi usarne un altro che trovi sul sito della mia azienda, handergy.com, che ho approntato io proprio per questo scopo.

Ci sono poi plugin che invece sono indispensabili per velocizzare WordPress:

:: W3 Total Cache | Lo preferisco di gran lunga alle alternative, per quanto richieda una certa cautela in fase di impostazione. Tra le varie opzioni tu attiva soltanto Minify “Manual” (e spunta “Inline CSS minification”, “Inline JS minification”, “Line break removal”) e la “Browser Cache”, avendo cura con quest’ultima di spuntare la voce “Set expires headers” (lasciando tutto il resto invariato).

:: WP Widget Cache | Permette al browser dei visitatori di salvare in locale tutto il contenuto dei widget presenti nelle sidebar e nel footer (o altrove). Funziona, ed è un’ottima trovata per velocizzare WordPress.

Non me la sento invece di consigliarti specifici template (se vuoi possiamo parlarne su Twitter, dove generalmente sono più attivo, o tra i commenti a questo post). Piuttosto ti raccomando di scegliere temi che già nella versione demo online si mostrino pronti e reattivi.

Se desideri assicurarti preventivamente che i template di tuo gradimento abbiano effettivamente tutti i requisiti per far correre WordPress usa lo strumento di cui parliamo nel prossimo paragrafo.

Google Page Speed: la bacchetta magica.

Per velocizzare WordPress estensioni e server dalle elevate prestazioni non bastano: bisogna evitare che la struttura del tuo blog si riveli un collo di bottiglia.

A scongiurare il pericolo ci pensa un tool fornito da Google, il cui utilizzo è alla portata di tutti: Page Speed. Lo si può installare su Chrome e Firefox, o lo si può usare direttamente online.

Google Page Speed fa un’analisi approfondita di tutte le variabili che possono rallentare o velocizzare WordPress, e segnala gli interventi necessari elencandoli in ordine di urgenza.

Non solo: in gran parte dei casi fornisce anche la versione ottimizzata delle immagini e quella minimizzata del codice (HTML, CSS e JS). Insomma: tassativamente dopo un backup, a te lascia soltanto il compito di sostituire i vecchi file con i nuovi attraverso un client FTP.

Dove non arriva Page Speed c’è in effetti bisogno di uno specialista. È il caso ad esempio dell’ordinamento di stili e JavaScript, o del rimandare il caricamento di questi ultimi. Ma non fartene un cruccio: c’è tempo per fare le cose in grande. Piuttosto presta attenzione al nuovo argomento che stiamo per affrontare.

Velocizzare WordPress attraverso le immagini.

Uno dei fattori determinanti nel velocizzare WordPress è rappresentato dalle immagini: non hai idea di quante migliorie si possano praticare e quali effetti benefici abbiano su prestazioni, SEO e conversioni.

Cominciamo:

  1. carica file “leggeri”: mai più di 30 Kb, ma se puoi tieniti sotto i 15/10 Kb.
  2. Se un’immagine è pesante, semplicemente perché è troppo grande, rimpiccioliscila: non sarà altrettanto bella ma alla vita non si può chiedere tutto.
  3. Il formato ha la sua importanza: se si tratta di una vera e propria “foto”, piena di colori e dettagli, usa l’estensione JPG con riduzione della qualità pari al 60/70%.
  4. Al contrario, se l’immagine è “piatta”, priva di sfumature, in bianco e nero o in scala di grigi, o comunque ha un ridotto spettro cromatico, preferisci invece il PNG-8. Un esempio? Guarda lo screenshot a seguire: nel primo formato il peso è di circa 30 Kb, nel secondo meno di 7 Kb.

Scelta del formato immagine per velocizzare WordPress

Ricorda inoltre di non praticare mai il ridimensionamento tramite i comandi HTML, ma limita le dimensioni attraverso un editor grafico (ce n’è anche uno integrato in WordPress). E non pubblicare immagini prive di attributi “width” e “height”, altrimenti costringi il browser a calcolarne le proporzioni (operazione che non favorisce affatto il velocizzare WordPress).

Il social sharing costa caro!

Se osservi bene il tuo blog noterai un certo “lag” nel caricamento delle pagine dove sono presenti widget sociali: i pulsanti di condivisione di Twitter e Linkedin, i box di Facebook e Google+ con le faccine sorridenti dei tuoi amici, i coloratissimi riquadri di Pinterest.

Se davvero vuoi velocizzare WordPress devi considerare loro i tuoi più grandi avversari, ed il perché è scontato: per visualizzare profili, statistiche ed avatar il browser è costretto a consultare numerosi link remoti, il più delle volte lenti perché sottoposti ad un carico di lavoro enorme.

Per porre rimedio a questo inconveniente hai a disposizione tre soluzioni, dalla più soft a quella radicale:

  1. usa i plugin che adottano il caricamento “asincrono” (qui trovi un esempio: https://developers.google.com/+/web/+1button/?hl=it).
  2. Evita di richiamare nella stessa pagina due script riservati al medesimo canale; questo accade generalmente quando, oltre ai tasti di condivisione presenti sul fianco o in calce ad un post, è presente un “badge” nella sidebar o a piè di pagina. La soluzione è relativamente semplice, ma richiede un minimo di competenza tecnica.
  3. Fai uno screenshot ad ogni box di Facebook, Google+ & Co., quindi usa le immagini che hai appena prodotto in sostituzione dei badge, avendo cura di inserire su ciascuna di esse un link ai rispettivi canali: l’effetto grafico è identico all’originale, anche se per diventare tuoi follower o liker i visitatori dovranno praticare un click in più. Ma saranno ben contenti di farlo, visto che è per una buona causa.

È tutto; se desideri possiamo restare in contatto. Anche solo per farmi sapere com’è andata e di quanto sei riuscito a velocizzare WordPress.

Creare un blog | Aziendale, WordPress, Joomla

Creare un blog di successo, aziendale o con WordPress o Joomla, è un’impresa per pochi? Sì, ma con questa guida sarà tutto più facile.

C’è gente che per creare un blog venderebbe un cugino, per poi abbandonarlo nel giro di pochi mesi (il blog, non il parente). Ma ci sono anche persone che per gioco lanciano un sito personale e si ritrovano con una fonte di guadagno così ricca che finiscono per cambiare mestiere.

Creare un blog che spacca

Proprio di questo parlavamo con un amico qualche tempo fa. Dopo una lunga chat su Skype eravamo arrivati ad una conclusione pienamente condivisa: con l’attività di blogger c’è di che vivere bene, con piene soddisfazioni umane ed economiche. A patto di fare le cose con un po’ di sale in zucca. Cioè di creare un blog come si deve, indipendentemente che si basi su WordPress o Joomla, e che sia personale o aziendale.

È allora che m’è venuto in mente di scrivere una guida per chi voglia ricavare dal Web notorietà e qualche soldo. Una raccolta di accortezze e trucchi avanzati che l’esperienza e notti insonni – passate a scrivere e a smanettare col codice – mi hanno insegnato.

Queste secondo me le tappe fondamentali per creare un blog vincente, capace di generare traffico consistente e soddisfacenti profitti:

  1. Pensare in grande ed evitare errori in partenza.
  2. Individuare il miglior hosting.
  3. Scegliere ed installare la piattaforma di pubblicazione.
  4. Rispettare i requisiti del blog aziendale.
  5. Praticare un po’ di SEO e di SMO.
  6. Divulgare i contenuti.

Creare un blog: partire col piede giusto.

Tranquillo: non ho alcuna intenzione di sfiduciarti con avvertimenti e moniti prima ancora di darti suggerimenti su come creare un blog.

Piuttosto vediamo di alleggerirci il lavoro sfatando subito un pacchianissimo luogo comune: non è affatto vero che nel creare un blog ci si debba preparare a scrivere diverse ore al giorno, tutti i giorni e per l’intera esistenza. Che tu ci creda o no, un post al mese è più che sufficiente.

È invece indispensabile che al momento del lancio sul sito siano già presenti cinque o sei contenuti, non di più. La cosa piacerà a Google, che si convincerà che stiamo facendo sul serio e ci tratterà con un certo riguardo.

Forse ti stai chiedendo: come faccio a creare un blog online e ad impedire – fino a che non sarà pronto – che Google ed i suoi bot se ne accorgano? Ci sono diversi modi, ma tu non fasciarti la testa e le cose complicate lasciale agli sviluppatori.

La via più semplice ed efficace è quella di compilare un file di testo che imponga agli spider di non indicizzare alcuna pagina, home compresa. Con un editor (Word, ad esempio) incolla le seguenti righe in un nuovo documento, quindi salvalo col nome robots.txt e caricalo via FTP nella root del sito (cioè nella directory principale):

User-agent: *
Disallow: /

Solo quando sarai sicuro di poter esordire elimina il file “robots” e metti in pratica le elementari prassi SEO per creare un blog come si deve:

  1. Crea una sitemap in formato xml (qualunque CMS dispone di plugin che la elabora automaticamente).
  2. Attiva un account su Google Analytics ed uno su Webmaster Tools – dove pubblicherai la sitemap.
  3. Effettua un’analisi del grado di ottimizzazione (Search Engine Optimization) con uno qualsiasi dei tool disponibili (su handergy.com c’è quello che ho sviluppato io).

Scegli l’hosting giusto per creare un blog performante.

Nel creare un blog il fattore velocità di caricamento è determinante: è qui la differenza tra pagine ben posizionate sui motori di ricerca e caratterizzate da un ridotto tasso di rimbalzo, ed altre che invece non se le fila nessuno e dalle quali tutti scappano a gambe levate.

Senza perderci in chiacchiere, questi sono i migliori hosting per rapporto performance / prezzi:

:: Siteground.com : a meno di 3 Euro al mese offrono tutto per creare un blog, ma proprio tutto (dominio, email infinite, traffico altrettanto, l’insostituibile e amichevole cPanel, etc.). Se si propende per il piano immediatamente superiore, chiamato GrowBig (6 Euro / mese), oltre la possibilità di attivare un numero illimitato di domini Internet (da acquistarsi ovviamente a parte, dal secondo in poi) viene offerta quella di impostare tre tipi di cache (statica e dinamica) dall’eccellente efficacia: questo blog poggia su SiteGround ed usa la soluzione che ho appena indicato.
In più – a semplice richiesta – si può scegliere un server europeo (ad Amsterdam, crocevia delle maggiori portanti IP, e quindi agevolmente raggiungibile da tutto il mondo).

:: Bluehost.com : a 3,70 Euro / mese l’hosting americano garantisce gli stessi servizi (tranne la “SuperCache” e la dislocazione europea), e le prestazioni sono sufficienti a creare un blog “pronto” (per quanto non sono di fatto paragonabili a quelle di cui gode WOM!SEO).
In termini di assistenza siamo quasi ai livelli della soluzione precedente: i tempi di intervento del customer care raramente superano i 15 minuti.

Creare un blog WordPress, Joomla o altro?

Anche qui lascia stare, non sprechiamo tempo: WordPress è fuori di dubbio il migliore fra i content management system, cioè tra le piattaforme destinate a gestire online testi, video e immagini.

Per creare un blog, poi, WordPress è insuperabile: è più leggero e veloce dei concorrenti, è il più apprezzato da aziende e privati, ed è frequentemente aggiornato dagli sviluppatori (che contribuiscono quotidianamente a creare ottime estensioni, quasi tutte gratuite).

Joomla resta ancora una buona scelta, ma ho ragione di credere che di qui a qualche anno cederà definitivamente il passo.

In realtà di soluzioni per creare blog ne esistono numerose, e fra quelle ad esempio c’è Drupal. Ma sono più che altro destinate a chi abbia esigenze particolari, o a chi desideri farsi del male.

Creare un blog aziendale.

Creare un blog aziendale è questione tutt’altro che semplice. Ed il più grosso problema che si trova a dover affrontare il responsabile marketing è scegliere tra un blog interno al sito principale, oppure esterno. La decisione non è per nulla scontata.

In linea di massima con i miei clienti mi regolo in questo modo:

  1. Se il sito aziendale non ha un negozio, o ne ha uno ma non ben ottimizzato sotto il profilo SEO, è bene creare un blog interno (in un sottodominio o in una directory).
  2. Se si tratta invece di un ecommerce che gode di un’ottima indicizzazione e che compare spesso ai primi posti delle SERP (le pagine dei risultati dei motori di ricerca) è preferibile optare per una soluzione esterna, con dominio indipendente. Ad esempio: azienda.com / blogazienda.com.
  3. Tieni inoltre presente che creare un blog integrato nel sito di rappresentanza di un’impresa o di un prodotto significa legarsi a modalità di comunicazione strettamente coerenti con quelle aziendali. Il che si traduce in minore libertà, maggiori tempi di pubblicazione, ridotta efficacia.

Per l’azienda vanno bene i piani avanzati degli hosting citati in precedenza, a meno che non si preveda un traffico davvero notevole (oltre i cinquemila visitatori al giorno).

Creare un blog guardando a SEO e SMO.

Per la SEO i social media vanno assumendo importanza sempre maggiore. Perciò è importante non soltanto – dopo aver pensato a creare un blog – ottimizzarlo per favorire il lavoro degli spider, ma anche far sì che i contenuti siano facilmente condivisi.

La SEO, laddove ti sia deciso ad usare WordPress, gode di un gran plugin pronto a correre in tuo aiuto: Yoast. Usalo e rispetta le sue indicazioni. Ricorda inoltre di scegliere sempre – per ciascun post – un argomento molto ben definito e soprattutto ben rappresentato da una keyword univoca. Se ti va di esagerare sfoglia pure i suggerimenti in tema presenti su questo blog.

Riguardo alla SMO (Social Media Optimization) fai riferimento ad uno dei plugin che implementano i pulsanti di sharing. Anche qui puoi evitare di lambiccarti; quelli che seguono sono i migliori per funzionalità, estetica e cura del codice (li trovi su wordpress.org):

  1. Flare
  2. Digg Digg.

Quindi attiva profili personali / aziendali e pagine sui maggiori social media, e iscriviti in più gruppi che puoi: Google+, Twitter, Facebook, Linkedin (e Pinterest, se le immagini sono importanti). Attraverso questi account condividi ogni post, anche più volte al mese (su Twitter e Google+).

Se lo ritieni opportuno puoi anche utilizzare i commenti in altri blog e nei forum per far conoscere te e le tue straordinarie capacità di blogger.

Conclusioni.

Avrai sicuramente fatto caso che nell’approntare questa guida sul creare un blog mi sono tenuto lontano da dettagli tecnici, e da tutorial su installazioni e impostazioni. L’ho fatto perché ritengo che sia preferibile concentrarci su aspetti più “strategici”, e perché do in conto che tu abbia già un minimo di esperienza.

Se così non fosse sappi che mi fa sempre piacere rispondere a domande e sciogliere dubbi, laddove ne sia effettivamente in grado. Per esempio potresti chiedermi quali sono le migliori soluzioni per “monetizzare”: non è detto che ti risponda soltanto con Adsense.

Puoi usare i commenti a seguire per proporre eventuali approfondimenti o venire a trovarmi su Facebook, Twitter e Google+: tutti i miei riferimenti sono in alto a destra, appena sotto il logo di WOM!SEO.

Dimenticavo: se dopo alcuni mesi senti che qualcosa non funziona, che i conti non tornano, non spendere la tua vita per un tentativo che evidentemente non paga. Creare un blog vincente non sempre riesce al primo colpo, ma quando succede te ne accorgi subito.

Creare blog | Scegliere il dominio perfetto

Vuoi creare blog visitatissimi e ben posizionati su Google? Sei nel posto giusto. Primo passo: scegliere un titolo indimenticabile, cioè il nome di dominio.

Creare blog – ben indicizzati dai motori di ricerca, graficamente attraenti, dotati di straordinario appeal e capaci di superare la migliore concorrenza – non è un’illusione. Può farlo chiunque: le aziende come le persone, per esigenze professionali e commerciali o per semplice piacere e passione.

Creare blog partendo dal dominioNaturalmente per creare blog di successo bisogna essere pronti a darsi da fare, e soprattutto saper bene come muoversi. Ecco perché ho deciso di metter giù un “manuale” basato sui consigli degli esperti e sulle migliori pubblicazioni in tema, aggiungendo qui e là alcune mie considerazioni.

Per rendere ancora più chiara la guida ho pensato di dividerla in brevi post, ciascuno dedicato ad uno specifico argomento. Il primo capitolo è già disponibile: l’ho riservato al copywriting ed alla SEO on-page. Il secondo eccolo qui: creare blog assegnandogli il nome di dominio più efficace. Partiamo.

Identificare target e contenuti prima di creare blog.

Creare blog equivale a fare marketing: la prima regola è conoscere a fondo prodotti e servizi offerti, ed il loro principale destinatario. Perciò l’impegno più urgente è immaginare con precisione tanto le caratteristiche e l’argomento dei futuri contenuti, quanto la fisionomia del lettore tipo.

Per agevolarci nel lavoro di identificazione del target poniamoci due domande:

  1. I post che pubblicheremo saranno prevalentemente rivolti alle imprese, oppure alle persone ed ai loro interessi non commerciali?
  2. L’orientamento del sito sarà di tipo B2B, B2C, misto o generalista?

Le conseguenti risposte torneranno molto utili nei successivi step. Che affrontiamo subito passando al tema centrale: scegliere il dominio.

L’impresa sarà quasi certamente costretta ad identificarlo con il brand, se non altro perché il testo di una URL che coincide con il marchio favorisce notevolmente la reperibilità online della ditta. Però attenzione: la stessa esigenza potrebbe averla anche un professionista o un privato che aspira a dare fama al proprio nome, magari proprio come blogger di successo.

In altri casi potrebbe risultare più importante una soluzione che sappia evocare esplicitamente il core business – nel caso di imprese o freelance – o il settore di interesse per il lettore generico. In questo caso è necessario concentrarsi sulla ricerca della parola chiave più rappresentativa. Che però, è bene non illudersi, sarà quasi impossibile da applicare tal quale al nome di dominio, perché con ogni probabilità qualcuno l’avrà registrato prima di noi.

Se così fosse possiamo rivolgerci alle long tail, cioè alle keyword composte. Un esempio? Se siamo interessati a creare blog dedicati alla SEO possiamo associare all’acronimo un secondo termine, come ho fatto io per questo sito: WOMSEO.com (Word of Mouth + Search Engine Optimization, che nelle mie ambizioni sta a significare “la SEO in vivavoce” o “del passaparola”).

C’è infine una terza via, che rappresenta la soluzione di mezzo fra la prima e la seconda: unire il nome (dell’azienda o personale) con la parola chiave. Ad esempio “SMMpincopallino.it” (nel caso di un social media marketer dallo sfortunato battesimo) o “blogazienda.com”.

Creare blog: SEO ed EDM.

Se non siete interessati a creare blog con dominio “brand” o “misto”, ma soltanto a quello che potrà migliorare l’indicizzazione, datevi da fare per trovare la keyword composta che più rappresenta voi o i vostri interessi. Ad aiutarvi nel lavoro ci sono strumenti online molto utili, come il sempreverde UbergSuggest.org, il tool integrato nel campo verifica di Godaddy, oppure Google e le “ricerche correlate” suggerite in calce ad ogni SERP (Search Engine Results Page).

Su quanto sia importante per la SEO avere nel nome di dominio una keyword pertinente esistono (stranamente) opinioni contrastanti: c’è chi dice che è un fattore essenziale nel creare blog, e chi al contrario lo considera ininfluente alla luce degli algoritmi più recenti adottati dai motori di ricerca.

La verità è che l’EDM (Exact Match Domain) – cioè la corrispondenza tra la parola chiave principale del sito ed il nome (o parte) dello stesso – favorisce notevolmente il buon posizionamento in Google e nei search engine concorrenti.

Accortezze linguistiche nel creare blog.

Nel creare blog e dare loro un “titolo” composto è bene rispettare alcune regole, dettate dall’esperienza e dal buon senso. Raccolgo a seguire quelle che credo abbiano maggior peso.

  1. Il nome di dominio dev’essere il più breve possibile, compatibilmente con le esigenze di branding o SEO.
  2. Dev’essere facile da ricordare (possibilmente suggestivo), da scrivere e soprattutto da pronunciare: non volete mica dover dettare ad un cliente o un amico un indirizzo Web del tipo deborah-sempronio.com? La lettera “H” ed il trattino vi verrebbero presto in forte antipatia.
  3. Unico e inconfondibile sono aggettivi che portano fortuna.
  4. Se non desiderate rischiare di essere presto dimenticati – o di diventare prematuramente vintagenon fate riferimento a passeggeri trend, neanche se promettono di trasformarsi in più duraturi meme.
  5. Non fate ricorso a cifre, e soprattutto al numero zero (che può essere confuso con la “O”).
  6. Prima di prendere una decisione definitiva confrontatevi con amici, parenti o colleghi: sono loro che possono darvi i suggerimenti più schietti e proficui nel creare blog ed assegnare loro un nome.

Accorgimenti tecnici e conclusioni.

Scelto il dominio giusto ed accertata la sua disponibilità presso un registrar (quello che preferisco l’ho citato in precedenza), prima di concedervi l’acquisto ed il creare blog ci sono le ultime accortezze da tenere.

In primo luogo è fondamentale verificare se il nome sia già stato registrato in passato, ed in caso positivo se ha goduto di buona reputazione. Per questa esigenza può risultare preziosissima una nota e funzionante versione della “macchina del tempo“.

È poi importante individuare il giusto suffisso. Il più usato, e quindi anche il più ricercato, è quello .COM. Per noi che siamo italiani – e sempre che il sito si rivolga esclusivamente al Bel Paese – va benissimo il .IT. In alternativa possiamo prendere in considerazione anche .ORG e .NET (e poche altre soluzioni).

Meglio ancora sarà riservare allo stesso dominio più “estensioni”, per evitare che una volta diventati famosi qualcuno possa sfruttare la nostra notorietà traendo in inganno lettori e clienti distratti. La spesa da sostenere certamente cresce, ma se teniamo davvero al nostro blog e se per lui abbiamo buoni propositi l’investimento si rivelerà sicuramente proficuo.

Infine, per la conclusione di questo secondo capitolo della guida sul come creare blog ho in serbo un ultimo suggerimento: registrate il nome non per uno, ma per almeno due o tre anni. Ne beneficerà sensibilmente la Search Engine Optimization del vostro nuovo, fiammante sito Web.

SEO : Joomla o WordPress nel posizionamento sui motori?

Meglio Joomla! o WordPress per il SEO e nel posizionamento sui motori di ricerca? Ecco la risposta.

SEO friendly.

Joomla! e WordPress sono le principali piattaforme Open Source disponibili gratuitamente per chi desidera metter su un blog con dominio di secondo livello. Entrambi sono considerati SEO friendly, ovvero propensi al buon posizionamento nella SERP e ben accetti dai motori di ricerca, con una leggera prevalenza a favore del secondo.

SEO friendly: quale delle due piattaforme è migliore.

Il primo ha una storia complicata (l’ho usato per anni, e dunque l’ho vissuta in prima persona): nato in seguito all’esodo di molti sviluppatori di Mambo, dal quale ha ereditato la struttura, è stato per molti anni considerato l’unico vero CMS al mondo. La grande comunità che lo ha supportato a lungo – oggi apparentemente in flessione – lo ha arricchito di “moduli” che consentono la più profonda personalizzazione di interfaccia e sistema. E – se ben usati – possono portare ad un buon SEO.

WordPress è stato pensato fin dall’origine come strumento per il “personal publishing”, ovvero per il blog. Grazie a temi sempre più elaborati, ed alla cospicua quantità di plug-in sviluppati nel tempo, può (quasi) al pari di Joomla essere impiegato come Content Management System. Ma la sua struttura resta più leggera e snella.

Dunque quale dei due strumenti ha una migliore predisposizione al SEO? Il secondo, WordPress, a condizione di non lasciarsi prendere la mano dall’installazione di moduli aggiuntivi.

Efficacia ed efficienza?

Proprio perché più “leggero”, WordPress favorisce la rapida redazione di post: la “bacheca”, così è chiamata la zona di amministrazione, è tutta concentrata sulla pubblicazione di contenuti.

Il caricamento del “backoffice” di Joomla! – che resta ben più strutturato quanto nettamente più complesso – è meno rapido. Se si considera che per molti blogger il tempo di redazione è limitato, si deduce facilmente qual è il secondo punto a favore di WordPress.

Ma allora perché Joomla! e non WordPress?

La risposta è semplice: per alcuni scopi Joomla! può risultare favorito, ed in specie quando attraverso un modulo aggiuntivo acquisisce funzioni che in WordPress non sempre possono essere importate. Ma è anche vero il contrario, oramai in molti casi.

Il SEO è importante, ma preferisco Joomla! Come migrare da WordPress?

La possibilità di migrare da una piattaforma all’altra è offerta dalla presenza di plug-in creati per questo scopo. Si parla benino di CMigrator, che consente di importare contenuti, categorie, utenti e tag da WordPress e Drupal a Joomla.

Ho personalmente provato FG Joomla! to WordPress: funziona bene, ma è necessario intervenire manualmente nella struttura dei nuovi link per uniformarli ai precedenti nella speranza di non offendere la SERP. A meno che non ci si accontenti del redirect automatico, implementata nel plug-in.

Conclusioni.

Alla fine della fiera: meglio Joomla o WordPress per il blogging e per il SEO? Il grafico riportato in alto fornisce gli indici di ricerca sul Web riferiti alle due piattaforme. Il tracciato rosso appartiene a WordPress: lo ha disegnato, assieme a quello blu, Google Trends.