Blog SEO | 15 regole per il post perfetto

Al blog SEO visibilità e visitatori sono assicurati dai motori di ricerca. E dalle tecniche on-page per scrivere post ottimizzati e fare di un sito qualsiasi un VERO blog SEO.

Chi trova un blog SEO trova un tesoro, si può dire parafrasando un vecchio proverbio. E non c’è niente di più vero, se per “tesoro” intendiamo piena visibilità sul Web, forte notorietà e gran numero di lettori.

Il blog SEO con tecniche on-pagePer qualunque sito capace di svettare sui motori di ricerca la strada è sempre in discesa: grazie al buon piazzamento nelle SERP il numero dei visitatori aumenta di continuo, di centinaia in migliaia, alla pubblicazione di ogni nuovo post. E senza dover spendere neanche un quattrino per pubblicità e promozione.

Di come creare un blog SEO abbiamo parlato spesso, soffermandoci sull’importanza del nome di dominio, della piattaforma (WordPress resta la migliore, a mio avviso), della cura di codice e struttura dei meta tag. Chi desidera approfondire quegli argomenti può cliccare sui link in tema riportati qui a destra, o fare una ricerca (locale, s’intende).

In questa occasione vorrei invece soffermarmi sulla cosiddetta Search Engine Optimization “on-page”, cioè quella serie di accortezze che si dovrebbe avere nel redigere ogni singolo articolo. Se messa in pratica, la guida che segue può garantire buone possibilità di trasformare un semplice sito in un vero, frequentato blog SEO. Cominciamo subito.

Fai capire a Google & Co. qual è il tuo focus.

  1. In un blog SEO che si rispetti prima di realizzare un post è buona norma scegliere con cura una parola chiave di riferimento: l’intero contenuto dovrà ruotare attorno a quella keyword. È meglio non scrivere nulla se non si è riusciti a focalizzare un tema ben preciso, circoscritto.
  2. Verifica il valore della parola chiave che fa al tuo caso attraverso uno degli strumenti gratuiti offerti da Google; può andar bene tanto Google Trends quanto Adwords. Se la key ti sembra essere “satura”, nel senso che è oggetto di una concorrenza eccessiva da parte di siti molto accreditati, cerca alternative cosiddette “long tail”. Potresti ad esempio utilizzare “orsacchiotto di peluche” al posto del solo “orsacchiotto”.
  3. Nello scrivere non aver timore di ripetere più volte la parola chiave. Ma, ovviamente, non esagerare e distribuiscine la presenza in tutti i punti del testo: all’inizio, nel mezzo ed alla fine. Per misurarne la frequenza puoi usare uno degli strumenti online destinati a valutare automaticamente la “densità” delle keyword in un singolo post.
  4. Purtroppo non esiste una regola precisa per evitare penalizzazioni da parte dei motori di ricerca conseguenti al “key stuffing”, cioè per avere oltremodo rimpinzato il post con i termini chiave. C’è chi sostiene che la loro densità non debba superare il 3%, chi il 4 o chi addirittura il 2 per cento. In realtà l’incidenza massima tollerata è direttamente proporzionale alla considerazione che i search engine hanno già maturato nei confronti del blog SEO: più questo viene ben posizionato nelle SERP, maggiore è il margine concesso. Per i siti giovani suggerisco di non andare oltre un punto, un punto e mezzo, e di incrementare la densità solo dopo aver verificato l’impatto degli articoli precedenti su Google e Bing.
  5. Se usi WordPress puoi ricorrere all’ottimo plug-in di Yoast per mettere in pratica i consigli dei punti precedenti (3 e 4). Però fai attenzione: il tool integrato, che consente di verificare la frequenza della parola chiave, non prende in esame i tag di immagini e link!

Concentra la SEO dov’è più importante.

  1. I bot – soprattutto quelli di Google e dopo l’avvento dell’algoritmo anti-spam Penguinscorrono da cima a fondo i post di un blog SEO. Continuano però, come in passato, ad assegnare maggiore importanza ad alcuni punti della struttura: titolo (H1), sommario (siglato col tag H2), intestazione dei paragrafi (H3), meta title e meta description. Va da sé che è qui che la keyword, scelta attraverso le modalità suggerite in precedenza, dev’essere senz’altro presente (possibilmente in posizione iniziale).
  2. Abbi cura di ottimizzare le immagini: il loro peso non dovrebbe superare i 5/10 kb. Ed inserisci anche nel loro nome, nel titolo e nell’attributo ALT i termini chiave.
  3. Nel complesso ciascun post non dovrebbe contare meno di 400/500 parole, suddivise in più paragrafi (di 2/300 parole ciascuno).
  4. Integra liberamente – ma anche qui è bene non esagerare – link interni al tuo blog SEO. Questo aiuta a ridurre la frequenza di rimbalzo e favorisce indirettamente la search engine optimization.
  5. Usa sempre un link esterno, avendo cura di aggiungere l’attributo nofollow nel caso in cui il sito di destinazione non ti sembra godere di ottima reputazione. Se hai dubbi lascia perdere, e scegli un riferimento meno pericoloso.

È il lettore che decide se il tuo è un blog SEO

  1. Usa un linguaggio spontaneo, snello, sintetico e semplice. È essenziale catturare l’attenzione del lettore: se il contenuto è poco fruibile prima o poi se ne accorgeranno anche i motori di ricerca, e allora puoi dire addio alle aspirazioni di un blog SEO.
  2. Scegli un titolo breve (da 40 a 70 caratteri), efficace, stimolante, e che non sia già stato pubblicato da altri. Rifletti, studia la concorrenza: un post chiamato “10 modi per guadagnare con il Web” funziona molto meglio di un articolo sulle “Opportunità offerte da Internet per arrotondare lo stipendio con un sito”.
  3. Riporta in grassetto i passi essenziali di ciascun periodo, soprattutto se contiene la parola chiave. Utilizza il corsivo per evidenziare termini stranieri o comunque singolari.
  4. Se ha un senso, e se serve a rendere ancora più chiaro il contenuto, fai ricorso agli elenchi puntati o numerati (come quelli che stai leggendo). Nei blog SEO sono considerati una buona consuetudine.
  5. Integra la keyword nella descrizione (titolo) dei link interni, purché coerenti. Non farlo invece con i link esterni.

Ancora qualche consiglio

C’è un ultimo suggerimento, che rientra nelle tecniche on-page dei blog SEO e che credo e spero potrà rivelarsi molto utile. Dopo aver pubblicato il post attendi una settimana; quindi registra per un paio di giorni le oscillazioni del suo posizionamento nella SERP di Google. Se si trova già nella prima pagina dei risultati, o comunque tende a salirvi, sarà quella la dimostrazione che hai fatto un lavoro eccellente.

Se invece è fermo sui gradini più bassi non commettere l’errore di sfiduciarti e di lasciarlo scomparire definitivamente dal Web. Piuttosto sottoponilo nuovamente ad esame e, soprattutto, valuta ancora una volta la densità delle keyword. Quindi riducila o aumentala gradualmente in funzione di quanto ci siamo detti fino a questo punto. Vedrai che i motori di ricerca sanno essere flessibili, e sanno apprezzare chi si mostra capace di porre rimedio ai propri errori.

Dimenticavo: anche questo aspira ad essere un blog SEO, dove interazione e commenti hanno la loro importanza. Se ti va chiedi pure, o contribuisci condividendo la tua esperienza.

SERP Google, cambia il layout: nuovo colpo al SEO?

La SERP Google cambia ancora aspetto: la colonna sinistra si svuota. Forse per fare ulteriore spazio ai link a pagamento. Cosa ne pensano i SEO?

SERP Google | A giugno del 2011 tanto alla prima pagina del suo motore di ricerca, quanto alla SERP, Google aveva applicato una nuova impostazione grafica. Che si caratterizzava per la presenza in alto di una barra nera contenente un menu generale, dal quale accedere alle altre applicazioni (come G+, Image Search, Calendar, Maps, Gmail ed altro).

Quella barra era condivisa da gran parte degli altri servizi di BigG: l’obiettivo era quindi uniformare il layout per garantire una comune logica d’interazione, un’esperienza d’uso coerente.

Anche sotto il profilo estetico – oltre che funzionale – la scelta non poteva dirsi certamente sbagliata: attraverso le immagini che seguono possiamo farci un’idea convincente di quanto in meglio sia cambiato il design di Google Search dal 1997 ad oggi.

Il layout della SERP Google Search nel 1997

L'interfaccia di Google nel 2012

La SERP Google cambia nuovamente interfaccia: si fa spazio al SEA?

Già da novembre di quest’anno negli USA, e da qualche giorno anche in Italia, il layout della SERP Google è cambiato nuovamente. Ed in modo sostanziale: la colonna sinistra, dov’erano collocati gli strumenti di ricerca avanzata, si svuota completamente. I tool naturalmente rimangono, ma vengono spostati in un inedito menu orizzontale.

Le opzioni Immagini, Video, Notizie, Maps e Shopping si trasferiscono in alto. Le impostazioni che permettono di circoscrivere i risultati vengono concentrate alla voce Strumenti di ricerca; il pulsante dà accesso ad un ulteriore menu a tendina che attiva gli operatori lingua, data, località ed altro.

Facciamo ricorso ad altre immagini per prendere piena consapevolezza dei cambiamenti nella SERP Google. E per evidenziare il grande spazio lasciato libero dal trasferimento dei contenuti dell’intera colonna di sinistra.

Il precedente design della SERP Google

L'interfaccia rinnovata della SERP Google

Addio all’uniformità della SERP Google.

La coerenza dell’interfaccia utente fra tutti i servizi non è più una priorità per gli ingegneri di Mountain View? Sembrerebbe sia così, se prendiamo atto del fatto che soltanto per la SERP Google ha deciso di svuotare la colonna sinistra, che continua invece a restare occupata da svariate voci nelle numerose altre applicazioni.

Delle due l’una: o il rinnovato layout interesserà presto anche Google+, News, Play, Reader, Drive e tutto il resto, oppure alla base della scelta c’è una ragione precisa: creare spazio per far posto a qualcos’altro. Cosa? Le inserzioni pubblicitarie, è lecito immaginare.

L’ipotesi è confortata dalla diffusa opinione dei SEO, secondo i quali la presenza dei link a pagamento si va facendo sempre più corposa, addirittura “invadente” per le keyword di maggior valore. C’è chi, tra gli optimizer più affermati in Italia e nel mondo, traduce il recente trend con un calo del Click Through e delle conversioni in misura del 10% nella quantità dei risultati organici.

C’è da dire che, attraverso le modifiche alla sua SERP, Google ha tutto il diritto di sperimentare soluzioni destinate ad incrementare i guadagni originati da AdWords: secondo l’ultimo resoconto di bilancio le casse della multinazionale si sono considerevolmente svuotate (certo, non al pari della colonna sinistra delle results page!).

Dunque nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di imputare colpe a BigG. A meno che l’eventuale apparizione di ulteriori banner non finisca addirittura per squalificare l’attuale esperienza d’uso – universalmente apprezzata – e non diventi quindi motivo di scontento per gli utilizzatori del motore di ricerca. Ma siamo pronti a scommettere che, per la sua SERP, Google non se la senta di correre rischi.

Per approfondire: http://insidesearch.blogspot.it/2012/11/spiffing-up-your-search-results-page.html

SEO : quanto importa il codice HTML

SEO e HTML: un buon codice è davvero importante per il posizionamento? Il caso di Goatseo.

Se cercate su Google (senza essere loggati) il termine “SEO” viene fuori una SERP davvero interessante. Al primo posto – almeno sul mio PC – c’è Wikipedia con la voce “Ottimizzazione dei motori di ricerca”; al secondo sempre Wikipedia, con la precisa keyword. Al terzo?

La SEO e la SERP

Al terzo troviamo goatseo.com, di Simone Righini, SEO (Search Engine Optimizer) del Sole 24 Ore. Ho deciso di esaminare il suo sito Web per scoprire i segreti dell’eccellente posizionamento per una chiave di ricerca così satura. Ed ho avuto l’ennesima conferma: il buon codice HTML non è vitale per la SERP.

Intendiamoci, il blog in questione ha un buon markup, ma i tool online rivelano diverse incongruenze:

  • 1 link corrotto;
  • problemi di accessibilità;
  • alcuni tag troppo lunghi o pagine senza meta description;
  • diverse immagini senza tag ALT.

Ho poi approfondito l’analisi (umana), ed ho notato che mancano link testuali alla home (“usabilità”) e non c’è ombra di breadcrumbs (suggeriti dalle linee guida di Google) e di html sitemap (anche questa raccomandata). Ma quel che è peggio è che l’ordine canonico dei Tag “H” non è per nulla rispettato; in home page “tutti” i link presenti hanno il Tag H1: site name, titoli dei post, titoli dei riferimenti in basso e nei widget (WordPress). Per di più Goatseo poggia su di un hosting condiviso (non sembra avere un proprio IP) che ospita ben 786 altri siti: potrebbe esserci qualche scomodo “vicino” e Simone manco lo saprebbe.

Per contro il tema di WordPress adottato da goatseo.com è essenziale e, soprattutto, menù ed altre chincaglierie sono riportate in basso, nel “footer” della pagina e non nell’intestazione.

Dunque come mai un website che viola così allegramente le disposizioni di Google & Co. si trova tanto in alto nella SERP della parola SEO?

La risposta la lascio a voi; intanto trovo confortate la mie ipotesi:

  • un buon codice HTML non è essenziale;
  • i contenuti sono invece estremamente importanti (e Simone Righini ne ha di buone cose da dire);
  • ben più contano la notorietà ed i backlink;
  • nonché l’anzianità (del blog, non del suo autore): Goatseo è stato registrato nel 2008.

In definitiva potrebbe dirsi: come l’abito ed il monaco, l’HTML non fa il SEO!

P.s. E se la fortuna (o il genio!) del sito – per l’ottimo posizionamento nella SERP – fosse legata alla somiglianza con il noto caso Goatse?