Consulenza SEO [gratuita]

La consulenza SEO è utile per i siti nuovi o non ottimizzati. Per chi ne abbia bisogno mi offro (gratuitamente) come consulente SEO.

Il consulente SEO è un mestiere impegnativo, al quale difficilmente si possono affiancare altre attività professionali. A meno che – naturalmente – la consulenza non rientri nell’attività di Search engine marketing, che presuppone un grado di competenza più ampio e meno specifico.

Chi ha bisogno di consultarsi con uno specialista nel posizionamento sui motori di ricerca? Chiunque possieda o gestisca una pagina o un sito Internet che necessiti di buona visibilità: un e-store, il profilo di un personaggio pubblico, un movimento o un partito politico, un blogger che ambisce a notorietà e ad un minimo di guadagno.

A chi rientri in queste o altre categorie ho deciso di offrire gratuitamente – da oggi ma non necessariamente per sempre – un’analisi del grado di ottimizzazione e i consigli più urgenti per migliorarla. Insomma: a favore di chi non possieda le sufficienti risorse finanziarie, o di chi semplicemente desideri un orientamento iniziale, mi piacerebbe fare consulenza SEO (for free!).

Il tuo consulente SEO gratis

Quanto costa normalmente una consulenza SEO?

Di mestiere non faccio il Search engine optimizer: dunque se mi chiedete qual è la parcella di uno specialista posso rispondere solo con ipotesi. Da quel che mi è dato intuire lo specifico mercato ha una domanda sempre più frequente (i clienti), alla quale si contrappone un’offerta altrettanto ricca (i SEO).

Nel settore professionale si va dagli operatori “emergenti”, che si accontentano di compensi ragionevoli (anche inferiori a 100 Euro), a quelli di fama acclarata. In quest’ultimo caso le tariffe oscillano sensibilmente: da 200/250 si può arrivare a migliaia di Euro, laddove il contratto preveda attività che esulano dalla semplice consulenza (redazione di contenuti copywriting, interventi sul codice PHP / HTML / CSS, campagne di link building, SMO o anche l’intera realizzazione di un project plan strategico).

Generalmente (non necessariamente) i costi lievitano quando ci si rivolge a Web agency, non fosse altro perché il consulente SEO è spesso una figura esterna: ai suoi compensi vanno aggiunti i (legittimi, ma talvolta salati) diritti di agenzia. Al contrario ci sono anche freelance che legano la propria remunerazione ai risultati: secondo me accordi di questo genere tendono a squalificare la categoria, e raramente portano sostanziali benefici. Apprezzo invece chi avanzi richieste economiche correlate a determinati KPI.

C’è infine chi fa da sé (talvolta anche facendo per tre): in questo caso possono tornare utili tool come quelli offerti da noti portali come SEOmoz, o da Google stessa (Adwords, il nuovo Trends e Analytics).

Come contattarmi?

Per propormi un sito Web da analizzare e per il quale suggerire un piano di Search engine optimization potete usare il modulo presente qui.

Vi prego fin d’ora di fornirmi le seguenti informazioni:

  1. Qual è l’indirizzo del vostro sito?
  2. Quando avete acquistato il nome di dominio?
  3. Che tipo di CMS utilizzate (WordPress, Joomla, etc.)?
  4. Avete già installato plugin destinati all’ottimizzazione?
  5. Qual è il numero medio di visite (uniche) giornaliere?
  6. Avete già fatto link building?
  7. Qual è la vostra misura di scarpe?

Siccome di solito sono costretto al computer per molte ore al giorno dovreste poter contare su di una risposta tempestiva. Sarà ancora più rapida se vorrete indicare – nell’oggetto del modulo di contatto – la seguente dicitura: “Consulenza SEO [gratis]”. Vi aspetto.

Posizionamento | 30 consigli per vincere

Il posizionamento è un imperativo per i SEO, l’aspirazione di ogni blogger. Ecco 30 suggerimenti per ottenere subito una posizione soddisfacente.

Il posizionamento per una precisa keyword “corta” era il principale, appassionato scopo che lo scorso settembre mi ha spinto ad aprire questo blog: desideravo far apparire in cima alla SERP più ambita l’espressione “SEO perfetto”. Dopo venti giorni l’obiettivo – che fortuna! – era raggiunto.

Confesso di essermi impegnato non poco, nonostante si trattasse di un divertissement. Partivo però avvantaggiato dalla mia esperienza e grazie ai suggerimenti generosamente dispensati dagli specialisti attraverso Web e manuali (digitali e cartacei).

L’elenco di cose da fare e da non fare che riporto a seguire non è dunque esclusiva farina del mio sacco; si tratta piuttosto di una raccolta per nulla organica di accortezze, tattiche e strategie che – a corredo degli specifici argomenti già trattati – sono destinate appunto a favorire il posizionamento.

Da dove partire

Queste le prime mosse per prepararsi alla sfida. Per alcuni dei temi che coincidono con i seguenti paragrafi sono disponibili ulteriori approfondimenti.

  1. Identificare con precisione la keyword preminente
    1. Il blog che ci accingiamo a lanciare ruoterà attorno ad un preciso argomento, si suppone: è bene scovare la parola chiave (o il gruppo di termini) che meglio di altre sintetizzi l’oggetto dei futuri contenuti. Per questo possono tornare molto utili Adwords, Google Trend ed il simpatico Übersuggest.
  2. Acquistare il dominio
    1. Non sarà facile trovare libero il nome da assegnare al nostro sito. Ma in caso di sfortuna con impegno ed un pizzico di fantasia, ed il supporto degli strumenti indicati all’accapo precedente, riusciremo certamente ad individuare valide alternative. Sarà comunque bene evitare l’uso di trattini, della lettera “X” e di espressioni ambigue, privilegiando sempre titoli brevi. Non tutti concordano, ma io ne sono convinto: comprare il nome di dominio per almeno 3 anni porterà notevole beneficio. L’estensione: .com è da preferirsi, ma vanno bene anche .net, .info., .org e .it. In ultimo, ed un istante prima di mettere mano alla carta di credito, male non farà verificare che la nostra scelta non fosse stata già fatta da qualcun altro negli anni passati (black list).
  3. Affidarsi ad un buon servizio di hosting
    1. Performance ed affidabilità (in rapporto al prezzo, naturalmente) saranno i criteri di selezione principali. Se possibile, per evitare la condivisione dello spazio Web con “scomodi” vicini, propenderemo per un IP dedicato.
  4. Impostare il sito
    1. WordPress è probabilmente il CMS meglio predisposto al posizionamento. Per lui scaricheremo un tema leggero, veloce, privo di fronzoli e con un codice semplice e conciso. In fase di allestimento avremo cura di chiedere ai motori di non venire a farci visita, attraverso l’apposita funzione presente nel menu impostazioni / privacy. Non dimentichiamo di applicare il codice di monitoraggio di Google e di installare pochi ma buoni plugin: uno per l’ottimizzazione, l’altro per produrre la sitemap (su WOM!SEO ne abbiamo parlato in più occasioni).
  5. Pubblicare il blog
    1. Al momento di lanciarsi sul Web sarà necessario avere in home almeno 2/3 post che richiamino la parola chiave precedentemente scelta. Per evitare il rischio di “esagerare” con le key (stuffing) possiamo verificarne la densità attraverso uno dei numerosi tool disponibili online. All’inizio sarà saggio tenersi bassi, al di sotto del 2% in home page ma, ovviamente, al di sopra di altre keyword concorrenti presenti sul sito (la percentuale potrà salire al 5% circa in ciascun contenuto). Subito dopo provvederemo a segnalare il nostro piccolo pezzo d’arte a Google, Bing e Yahoo, fornendo anche la mappa XML.

Altri 20 tip per il posizionamento.

  1. Tenete lontani come la rabbia i network di centomila siti che promettono, a volte persino gratis (ma in cambio della vostra email), immediato posizionamento.
  2. Cercate di usare con rigore i tag H1 (uno solo per pagina), H2 (just one, fino a 6/7 in home page) e H3 (per separare gli articoli in più paragrafi ad ogni 200/400 parole).
  3. Confrontatevi con la concorrenza e fate un po’ di “reverse engineering” per scoprire ad esempio dove gli altri siti (che sono già riusciti a posizionarsi) hanno fatto link building.
  4. Non perdetevi d’animo: per riuscire negli sforzi sarà necessario del tempo (si guardi in giro cosa si dice a proposito di “sandbox”).
  5. Nello scrivere un post osservate le SERP dove vorreste piazzarlo: vi servirà a scegliere un titolo originale (come i vostri contenuti).
  6. Costruite backlink gradualmente, un po’ al giorno, alternando (ove possibile) sorgenti di alta e media qualità.
  7. Non fate puntare i link al vostro sito sempre con le key preminenti, ma fate in modo che tra loro ci sia vicinanza.
  8. MAI scopiazzare testi, che siano lunghi o semplici frasi. Se da contenuti altrui volete trarre ispirazione leggeteli con attenzione e date il tempo ai concetti di posarsi: vi servirà ad usare il vostro stile, originale.
  9. Create account dedicati presso Twitter, Facebook, Google+, Linkedin e (se in tema) Pinterest, dove potrete segnalare i nuovi articoli.
  10. Diventate buoni consiglieri su Yahoo answers.
  11. Inserite le keyword possibilmente all’inizio di titolo, sottotitolo (H2) e meta tag description.
  12. Fatevi amici persone / blogger nel settore di competenza, e non soltanto sui social network. Una citazione genuina vale più di mille “procurate”.
  13. Non abbiate timore di inserire link esterni; usatene uno o due per ogni contenuto verso fonti autorevoli.
  14. Per quanto possibile rendete inappuntabile il codice HTML e CSS (W3C).
  15. Compilate i tag “title” e “alt” per ciascuna immagine (e link). Occhio però che eventuali keyword vanno a sommarsi a quelle presenti nel testo.
  16. Fate a meno (per quanto il vostro senso estetico concederà) di Javascript, Flash, Java, etc.
  17. Riducete all’osso le dimensioni delle immagini, anche a costo di rimpicciolirle molto. In home non più di 5/6 kb, il doppio in un singolo post.
  18. Nel caso in cui gli obiettivi siano commerciali affidatevi ad un SEO con fiducia, se avrete avuto modo di verificarne l’esperienza in posizionamento.
  19. Usate il grassetto ed il “corsivo” per enfatizzare le keyword, però fate attenzione: gli attributi aumentano il “peso” in relazione alla densità.
  20. Se ci riuscite ottenete un backlink da un’istituzione o da una categoria professionale o altro ente che i motori possano considerare autorevole.
  21. Cercate di coinvolgere blogger ed altri influencer del settore di vostro interesse sul vostro sito, magari con un’intervista o un post “ospite”.
  22. Non abbiate timore di rendervi “rintracciabili” tramite forum e community online. Magari apponendo un backlink nella firma.

Per concludere.

Quando sentiremo che il posizionamento è alla nostra portata sarà il momento giusto per riflettere, analizzare, ottimizzare.

  1. Esaminiamo il comportamento dei visitatori durante l’ultima settimana.
    1. Le prime citazioni da parte dei motori di ricerca sono preziosissime: forniscono spunti per valutare ciò che nel nostro sito funziona e ciò che invece andrebbe migliorato.
  2. Concentriamoci sugli indicatori essenziali.
    1. Nello studiare i dati forniti da Google Analytics avremo un occhio di riguardo per tre dati: le pagine di accesso e quelle di uscita, il bounce rate, il tempo di permanenza sul sito. Con queste ed altre informazioni potremo riuscire ad indossare i panni dei lettori, per poter guardare al nostro operato con la giusta prospettiva.

Il posizionamento sui motori di ricercaUn ultimo suggerimento – il trentesimo per la precisione – lo dedico al “metodo”. Non c’è nulla di più utile nel lavoro di un SEO – per passione o per necessità – di un “diario”. Annotiamo ogni mossa compiuta, ogni minima modifica apportata al blog, qualunque attività svolta per incrementarne la reperibilità. Confrontando date ed attività con i grafici degli strumenti di analisi avremo sempre ben chiaro quanto si siano rivelate felici – o infelici – le scelte adottate nel processo di ricerca del posizionamento per eccellenza.

SEO Google – Seo Fernandez e prossimità delle keyword

Che cerchiate SEO Google e/o Seo Fernandez (il salsero Hip-Hop), avrete sempre risultati pertinenti. Quanto è cambiato il principio della keyword proximity.

Sono davvero importanti le modifiche che, rispetto al SEO, Google ha recentemente apportato al suo motore di ricerca. Con gli update degli algoritmi di Panda e Penguin persino vecchi principi del Search engine marketing vacillano.

Ad essere messe in discussione sono ad esempio le regole del link building: sappiamo bene che citazioni “seriali” (come quelle dei network di scambio) e di scadente qualità (dalla scarsa Web authority) non funzionano più al meglio, e talvolta possono rivelarsi persino controproducenti.

A mio avviso le novità sono però molto più profonde, e ce ne accorgiamo rispondendo ad una domanda per niente tecnica: cosa è effettivamente cambiato, dalla prospettiva del semplice utente, nelle ricerche su Internet?

Il SEO Google dopo Panda e Penguin

Seo Fernandez

Voi però ora vi starete ponendo un’altra domanda: cosa c’entra in tutto questo discorso il salsero Hip Hop, noto soprattutto per il brano “Remenea”? Il riferimento al musicista è funzionale a due scopi:

  1. incuriosirvi, sperando di trattenervi in questa pagina qualche secondo in più con beneficio del (mio) SEO Google;
  2. proporre un termine di confronto per comprendere quali siano le vere conseguenze – lato Web surfer – delle novità citate in premessa.

Visto che ci siamo, guardiamo un po’ del video di Seo Fernandez. Ovviamente potete anche continuare la lettura, lasciando il pezzo in sottofondo. L’importante è che non andiate altrove.

SEO Google

Adesso mettiamo da parte la musica e mettiamoci nei panni di un povero motore di ricerca (l’aggettivazione è riferita all’ingrato mestiere, non alle risorse finanziarie): mentre voi vi affaccendate per rendere i risultati conformi alle aspettative degli utenti, e istruite costantemente i vostri algoritmi perché scovino i trucchi e gli inganni più sofisticati, dall’altra parte c’è sempre qualcuno che cerca di gabbarvi per scalare le SERP indipendentemente dalla pertinenza e dalla qualità dei suoi contenuti.

A proposito: alla qualità ci si fa l’abitudine, fino al punto di trascurare i meriti. Vi siete mai chiesti perché con Google viene fuori SEO se pensate all’ottimizzazione dei siti Internet? E Seo Fernandez se invece avete in mente ritmi latino-americani? Ecco: il credito va a quella infaticabile messa a punto dei sistemi di analisi e sfrondatura dell’enorme mole di dati che quotidianamente si riversa sul Web.

La keyword proximity

Torniamo a Panda e Penguin, per dirvi finalmente ciò che davvero volevo.

Sì, non c’è dubbio: con gli ultimi update il concetto di Web authority è cambiato molto, e con esso le conseguenze in termini di visibilità.

Dobbiamo fidarci di quel che – a denti stretti – i SEO suggeriscono: è bene che del nostro sito si parli molto sul Web, a patto che le citazioni provengano da fonti di qualità e che non risultino “sospette”. In merito ha significativo valore il consiglio di collocare i backlink vicino alle keyword pertinenti, non direttamente sulle parole chiave (es. le polpette al sugo sono buone: approfondiamo).

Ma a mio avviso la più significativa innovazione del Google attuale riguarda le pratiche del SEO on-page, piuttosto che off-page. In particolare il principio della prossimità.

Fino alla scorsa primavera la keyword proximity rappresentava un fattore essenziale, spesso indispensabile: più vicini sono i termini che compongono la chiave di ricerca, maggiori sono le possibilità che questa funzioni. Ora sembra che BigG abbia ritenuto l’equazione contiguità / pertinenza troppo svalutata, e pare abbia deciso di retrocederla nella scala gerarchica dei criteri di selezione.

Quel che c’è di nuovo. E di cui in pochi parlano.

Per averne una prova basta sfogliare una qualunque SERP: sempre più spesso emergono link a siti nei quali le parole della keyword (long o short tail) sono separate, a volte addirittura distanti. Quasi come se a Mountain View volessero premiare – appunto – chi davvero non desta sospetti; a questo si riferiscono i consigli dispensati da Google ai webmaster circa la naturalezza e la spontaneità dello stile linguistico.

Esaminando i risultati delle ricerche si ha l’impressione che i bot siano determinati come mai prima a leggere fino in fondo l’intera pagina, soffermandosi meno su intestazioni (H1) e meta description, e più su paragrafi e sottotitoli (H2 / H3). Diventando così maggiormente capaci di correlare termini anche fisicamente lontani fra loro, ma concettualmente e semanticamente vicini.

In conclusione: cercando l’espressione “Seo, il tizio che suona la salsa” vengono fuori contenuti che parlano del signor Fernandez, anche se il genere di danza e musica non è stato citato nei titoli o nei tag degli articoli.

Sperimentando invece la frase “SEO applicato al motore Google” spunterà ai primi posti della SERP questo post. Ne sono moderatamente convinto.

Google Trends si fonde con Google Insights

Google Trends e Google Insights accorpati in un unico strumento. Finalmente utilizzabile anche su smartphone grazie ad HTML5.

La notizia è stata diffusa il 27 di settembre, ma solo da alcune ore l’effetto è visibile anche in Italia: Google Trends e Insights sono ora un unico strumento. D’altra parte i dati utilizzati dalle due precedenti varianti erano i medesimi, solo presentati attraverso differenti prospetti.

La novità farà piacere fin da subito a chi spesso frequenta il Web tramite smartphone: i grafici del nuovo Google Trends sono basati su HTML5 e dunque hanno caratteristiche “adattive”. Sono cioè capaci di ridurre automaticamente le dimensioni in funzione della grandezza del display: non sarà più necessario scorrere orizzontalmente o verticalmente per visualizzarli.

Il nuovo Google Trends incorpora Insights

Non tutti i fruitori dei servizi di BigG saranno però contenti. Vediamo perché.

Addio Google Insights: i SEO dovranno adeguarsi a Google Trends.

Le due applicazioni sono sempre state considerate preziosissimi tool dagli addetti ai lavori, da coloro cioè che lavorano sul Web e sulle parole chiave dei motori di ricerca: i SEO (Search engine optimizer). Se è vero che – come recita Google – tutte le preesistenti funzioni sono state fuse e sono dunque salve, è altrettanto vero che la specificità di ciascuno dei due strumenti faceva comodo agli operatori, in circostanze diverse e per differenti esigenze. Non solo.

Numerose software house avevano predisposto le proprie applicazioni sulla struttura di Insights, che consentiva fino all’altro ieri studi più approfonditi. Risultato: ora quei “SEO tools” dovranno essere riprogettati per rispondere alle rinnovate caratteristiche.

Il nuovo Google Trends.

D’altra parte il Google Trends così ristrutturato appare subito completo, dotato di un’interfaccia più gradevole e moderna della precedente, ma soprattutto basata su di una logica d’interazione maggiormente spontanea ed immediata.

La prima schermata è del tutto simile a quella tipica del motore di ricerca di Mountain View: si inserisce la keyword desiderata (o il gruppo di keyword) e si preme invio. Di qui si viene dirottati nella pagina dei risultati, dove campeggia sulla parte superiore il titolo riassuntivo dell’analisi; ad esempio: “Interesse in Google Ricerca Web: [parole chiave]. Tutto il mondo, 2004 – Presente“.

Appena più in basso è riportato il grafico delle variazioni. Scorrendo ulteriormente la pagina si evidenziano i riquadri dell’interesse regionale (nazione o città) e dei termini correlati (distinti in “più cercati” e “in crescita”). I dati possono essere incorporati come iframe in una pagina Internet esterna grazie all’apposito pulsante.

Un menù completamente rivisto.

Sulla sinistra, in linea con la struttura estetica e funzionale di tutti gli altri servizi Google, campeggia il nuovo menu. Diverse le voci:

  1. Esplora le tendenze – Cliccando sulla voce si viene portati alla “home” di Google Trends, resettando i termini di ricerca utilizzati in precedenza.
  2. Ricerche più frequenti – L’opzione fornisce gli esiti del cosiddetto “Hot Search”, ovvero l’indice delle key più praticate nelle ultime ore. Per il momento il servizio è limitato a Stati Uniti, India, Giappone e Singapore.
  3. Termini di ricerca – È possibile prendere in esame fino a cinque diverse parole chiave, i cui risultati sul grafico vengono rappresentati da linee di differente colore.
  4. Altri confronti– L’opzione consente di scegliere tra
    1. termini di ricerca
    2. località
    3. intervalli di tempo.
  5. Limita a – L’ultimo menu consente di circoscrivere l’analisi secondo 4 differenti criteri:
    1. Google ricerca Web / Immagini / News / Product Search
    2. Tutto il mondo / per nazione
    3. Data
    4. Categorie (ad esempio community, arti, Internet, acquisti, etc.).

Ad un primo esame Google Trends appare profondamente trasformato, limitatamente però alla logica d’interazione. Tutto sommato a me piace così, ma mi riservo di esprimere un giudizio definitivo su interfaccia e funzionalità dopo alcuni giorni di utilizzo.

Guida SEO pratica

Corso / guida SEO online. Ho deciso di scriverlo più che altro per fare ordine tra le (mie) idee sul SEO.

Le ragioni per approntare online una guida SEO possono essere diverse: desiderio di condivisione, ostentazione della conoscenza, aspirazioni divulgative. Io voglio stilarla più che altro per fissare nella mia mente alcuni passaggi chiave di questa appassionate attività.

Cominciamo con la definizione: la Search engine optimization è un’arte / scienza / mestiere che ha l’obiettivo di incrementare la visibilità di un sito o una pagina Web nei motori di ricerca attraverso risultati “organici”, cioè gratuiti.

Poi subito il primo consiglio: se non ti piacciono i preliminari salta subito alla fase operativa della guida SEO.

Guida SEO: ricerca condotta su SEO e SEM in USA nel 2012

Si tratta di una disciplina che richiede applicazione, costanza, programmazione, ricerca e sensibilità (cose di cui io tra parentesi sono costituzionalmente sprovvisto). Tutto ciò ripaga l’operatore – professionista o dilettante che sia – più del talento. Che comunque in questo settore ha la sua valenza, anche in assenza di una guida SEO.

Tra i punti di forza di questa “forma” di marketing, appartenente alla più ampia categoria del SEM, ci sono quelli elencati a seguire:

  1. Al contrario dell’outbound non deve creare la domanda: c’è già, e basta saperla cogliere.
  2. Richiede in genere minori risorse finanziarie.
  3. Gli eventuali risultati sono più duraturi di quelli fruttati da un banner. O un cartellone stradale o uno spot in radio.

Per queste ragioni la SEO è in continua ascesa, in termini di presenza ed investimenti (e nonostante la recessione). Secondo un’analisi statistica condotta in USA su 500 esperti del campo, pubblicata a fine agosto 2012, le imprese lo preferiscono a qualsiasi alternativa inbound. Indipendentemente che il fine sia generare lead, ricavi o Brand awareness.

La Search engine optimization è dunque davvero apprezzato dalle imprese?

C’è da scommetterci. Torniamo alla citata ricerca di mercato (si guardi l’infografica riportata in alto), prima di affrontare la guida SEO.

Ebbene:

  • Nel B2C (Business to customer), più orientato ai lead, il 49% degli intervistati ha detto di favorire il SEO al PPC (Pay per click, 26 %) ed ai Social media (25%).
  • Il B2B (Business to business) – il cui appetito è stimolato invece dalla “conoscenza del marchio” – accredita le preferenza al Search engine marketing fino ai 59 punti percentuali. Conseguentemente scendono Social media (21%) e SEA (gli annunci PPC: 20%).

Ma sono davvero tutte rose e viole? No, nell’engine MKTG c’è anche qualcosa che non profuma: il ROI. Mi riferisco per l’ultima volta al documento frutto dell’analisi già riportata. Vediamo l’infografica.

Il Return on investment

Il quadro è chiaro: addirittura il 70% del campione statunitense si dice in difficoltà nel misurare il ritorno degli investimenti collocati sul SEO. Basso, ma il dato non sorprende, il grado di insoddisfazione di chi si affida invece al Search advertising: 20%. La percentuale negativa sale nuovamente con i Social media: 40 punti.

Passiamo dunque alla guida SEO operativa.

Ecco da cosa incominciare: la vera guida SEO entra in partita.

La mossa numero 1 del buon optimizer – prima di metter su un sito Web o una pagina – è definire un obiettivo: vendere? Generare contatti? Aumentare le visite per ingrassare Adsense? Quale che sia il fine è indispensabile inquadrarlo con precisione, altrimenti seguire questa guida SEO può rivelarsi inutile.

Il secondo passo è l’analisi: trovare le keyword che possano risultare più coerenti con il nostro focus. Per lo scopo esistono diversi strumenti, per lo più gratuiti. Il mio preferito è quello di Adwords, ma ci si può anche rivolgere al Microsoft Advertising Intelligence o ad Insights e Trends di Google.

Quali parole chiavi scegliere? Soprattutto nel caso in cui non si abbia profonda esperienza è bene cominciare dalla long tail, ovvero dagli insiemi di key. Procediamo con un esempio.

Il prodotto che ci accingiamo a trattare è “scarpe”. Secondo BigG il termine è oggetto di ricerca in Italia per 3.350.000 istanze al mese. Sono tante: indipendentemente dal grado di saturazione / concorrenza suggerito dai tool che avremo usato sarà difficile penetrare nella SERP principale. Ma la long tail corre in aiuto.

Trend nelle ricerche sul motore di Google

La graduatoria in alto viene proposta da G. Insights per le ricerche “emergenti”. Perciò se nel nostro negozio online abbiamo anche il marchio Guess non sarebbe forse il caso approfittarne? In caso contrario perché non prendere in considerazione le “scarpe uomo” – sempre che siano in target col nostro business – o quelle “online”?

In entrambe le ipotesi naturalmente non dovremo accontentarci: sarà opportuno filtrare ancora di più i risultati dell’indagine, e cercare riscontro direttamente presso i search engine e nelle loro results page.

Giusto due parole le spendiamo sul ROI, prima di chiudere questo paragrafo. Esistono diversi modi per misurare quanto redditizio sarà stato l’investimento che stiamo allocando. Riassumo i più importanti.

  1. Keyword ranking
    1. Per quante parole chiave riusciremo a piazzare nelle principali SERP non è detto che i nostri soldi (o quelli del cliente, o il nostro impegno) saranno stati ben spesi. Voglio dire che come metodo di riscontro è davvero aleatorio, se non confortato da altri sistemi di analisi del Return on investment. Innanzitutto perché le pagine dei risultati sono sempre più diverse tra i differenti visitatori (la variabile “locale” oramai incide moltissimo, quasi come lo storico in caso di login). E poi perché potremmo anche ricevere un sacco di visite, registrando però un bounce rate elevatissimo.
  2. Tasso di rimbalzo.
    1. Ecco, appunto: meglio avere cento visitatori interessati al giorno, di cui una parte viene portata a conversione, che mille fugaci ed infruttuose apparizioni sul nostro sito.
  3. Backlink.
    1. Questa è forse la metrica più sincera, sebbene richieda tempo: se il lavoro sarà stato fatto nel migliore dei modi avremo tante visite, le nostre keyword saranno spesso visibili su Google, Bing e Yahoo, ma soprattutto il Web comincerà a parlare di noi e ad alimentare autorevolezza, lead e ricavi.

On-page, In-page e Off-page optimization.

L’ottimizzazione “sulla pagina” consiste in quegli aspetti generali che agevolano il lavoro dei Bot. Il tema è un po’ troppo vasto per essere affrontato in un mini – corso – guida SEO; perciò preferisco farti (temporaneamente!) rimbalzare a due più specifici articoli:

  1. Realizzazione siti SEO
  2. 18 consigli in video offerti da Google

Qui sintetizzo solo le più importanti raccomandazioni: produci contenuti corposi (almeno 3/400 parole), coerenti, interessanti e ben scritti; inserisci ma senza esagerare le key nel titolo (max 65 caratteri) e nella meta description (160 caratteri, 120 / 140 se usi i rich snippet); lascia perdere le meta-keyword.

L’In-page optimization ha invece a che fare con pratiche più tecniche. In particolare fa che il sito sia veloce e snello e che nel codice della pagina gli elementi essenziali siano più in alto possibile, spostando script, stili e quant’altro in fondo ma proprio in fondo. Evita poi accuratamente qualunque ostacolo ai Bot, rispetta tag (es. H1, H2, H3), HTML e markup; presta meno cura ad aspetto ed immagini.

Off-page optimization. Qui c’è poco da dire: scatena il tuo ego implorante presso parenti ed amici per guadagnare più backlink possibili; cita il sito presso forum e blog; inserisci il sito in Dmoz; coinvolgi personalità di settore ed intervistale online. Sei poi i contenuti avranno tanto valore da proporsi autonomamente sui più ampi scenari il grosso è fatto, e questa guida SEO potrai considerarla un riferimento superato.

Conclusioni sulla SEO.

Se il tuo obiettivo è impratichirti in questo mestiere per portare in auge il tuo blog personale sfoglia le biblioteche online più fornite e compra le edizione digitali dei manuali SEM più accreditati. Se lo scopo è diventare un vero Search engine optimizer fai lo stesso, ma compra più libri. In entrambi i casi accertati che siano attuali, freschi o quasi di stampa, perché Bing e soci si fanno sempre più scaltri e smaliziati. Google ad esempio apporta modifiche ai suoi algoritmi centinaia di volte l’anno; la più recente risale al 20 agosto ed è siglata Panda update 3.9.1.

Insomma, per dirla in semplici termini: non accontentarti di questo striminzito corsoguida SEO, passa ad altro. E dimostra la prima qualità del buon ottimizzatore: applicazione!

Lo strano caso SEO | Wikipedia

SEO | Wikipedia è un binomio d’eccellenza, come il cacio sui maccheroni. Ma senza calorie e molte cose da insegnare.

Non esiste probabilmente sul Web un’accoppiata così riuscita: SEO e Wikipedia. Ci riflettevo qualche tempo fa quando cercai la sigla con Google per vedere com’era combinata la SERP: l’enciclopedia online, manco a dirlo, era (e ancora è) in cima alla lista non con uno ma con due link.

Più di recente in proposito mi sono venute in mente due domande (la bivalenza a questo punto potrebbe valere una cabala). La prima: perché il sito internazionale è così coccolato dai motori di ricerca? La seconda: cos’ha da imparare da quelle pagine un Search engine optimizer?

La verità che nessuno vuol sentire.

Nel tentativo di rispondere alla questione numero 1 ho fatto un po’ di zapping digitale e tra i contenuti più interessanti in cui sono incocciato c’è quello che s’intitola: “Wikipedia sempre prima su Google: la verità sul SEO che nessuno vuol sentire” di Econsultancy (e già dall’introduzione la lettura pareva interessante). Ebbene: secondo quanto riporta l’autore dell’articolo – confortato dalle fonti citate – l’enciclopedia domina le Search engine results page di BigG per il 99% delle parole chiave. Sì, il concetto è chiaro quanto sorprendente: che sia la composizione di un cetriolo o il numero di scarpe di Balotelli, qualunque cosa chiediate ad Internet la risposta la dà l’omni-dizionario online, in una posizione che varia dalla prima (56%) alla settima (1%). Perché? – si domanda il redattore. Ed ecco le sue (in gran parte) condivisibili soluzioni:

  1. Contenuti super approfonditi.
    • Qualunque argomento venga affrontato non conta meno  di un migliaio di parole, a meno che non si tratti di qualcosa che non importa a nessuno.
  2. Target estremamente definito.
    • Ogni articolo ruota attorno ad un unico termine, un solo tema. Non si scappa. Gli autori, d’altra parte, non devono mai preoccuparsi della long tail!
  3. L’autorevolezza non è acqua.
    • Il numero di backlink complessivo ad oggi è pari a 800 milioni secondo MajesticSEO. Più uno da questo articolo che dovrà ancora essere conteggiato.

L’articolo prosegue con altre considerazioni, come l’eccellente struttura di link interni garantiti dalla piattaforma OpenWiki. Noi però adesso ci fermiamo qui, per passare alla seconda delle due domande avanzate in precedenza. La ripeto come promemoria.

SEO punto forte di Wikipedia: sempre prima nelle SERP.

In che modo il binomio SEO | Wikipedia può tornare utile ad un “optimizer“?

Intanto, direi, è benefico poter prendere atto che c’è sempre qualcuno più in gamba di noi. In secondo luogo abbiamo la conferma che non ci sono Panda o Pinguini che tengano, se l’autorevolezza (la qualità e la quantità dei link in entrata) è grande, l’anzianità pure e i contenuti sono ben curati (tanto da farsi leggere perché hanno sempre la risposta che cerchi, giusta o sbagliata che sia).

C’è anche da considerare che Wikipedia è affermatissima non soltanto sul Web, ma anche tra i social media: chi di noi non l’avrà citata almeno una volta su Facebook o Twitter?

Un’altra cosa che personalmente posso credere di aver imparato è che il bounce rate non è un fattore determinante, se Google ha modo di filtrarlo ad esempio attraverso il tempo di permanenza dei visitatori. Non ho i dati analitici dell’enciclopedia libera ma credo che, a fronte della tentazione di approfondire attraverso gli innumerevoli link interni che ciascuna pagina contiene, la maggior parte degli utenti se la svigna dopo aver appreso il concetto fondamentale che cercava.

A proposito: prima che questo articolo diventi prolisso, e mandi alle stelle il mio di bounce rate, voglio fare una considerazione sui link nofollow adottati dalla “grande W” per le citazioni esterne. Servono a qualcosa se puntano sul nostro sito? O i motori non se li filano per niente? Corre in aiuto un altro interessantissimo post pubblicato da UbSpot, che raccoglie il parere di diversi luminari. Il più interessante è quello che sintetizza l’uovo di Pasqua: “I link senza seguito non vengono presi in considerazione da Google e Bing, non aiutano a migliorare il ranking. Ma portano traffico, che a sua volta genera lead, conversioni, e incoraggiano altri siti a linkare. Con o senza attributo nofollow“.

Interessante, no? E voi della gustosa accoppiata SEO Wikipedia cosa pensate?

Creazione e realizzazione siti SEO

Realizzare siti per un buon posizionamento sulla long tail non è difficile: Joomla e WordPress si prestano facilmente alla realizzazione siti WEB – SEO.

Come progettare, creare e realizzare siti Web

Una delle chiavi di ricerca più praticate dai naviganti è “realizzazioni siti“: Google sostiene che in Italia siano oltre 90.000 le persone che ogni mese cercano l’accoppiata di termini. Vuol dire – deduco – che siano in molti coloro che desiderano concedersi uno spazio su Internet per passione o per lavoro.

Aprire un blog che abbia anche un aspetto professionale non è più cosa esclusiva degli addetti ai lavori: con soluzioni di personal publishing come Joomla o WordPress sono sufficienti alcune orette ed un po’ di applicazione. Se si desidera anche una buona ottimizzazione e si aspira alla Long tail le cose non cambiano poi di molto, a condizione di non aspettarsi la Luna.

Le regole per realizzare siti SEO non sono molte.

Vediamo quali sono – a detta degli esperti – i passi da affrontare per ritagliarsi uno spazio su Internet ben visibile dai motori di ricerca:

  1. Scelta del dominio
  2. Scelta della piattaforma di pubblicazione
  3. Individuazione di un buon tema
  4. Ottimizzazione della home page
  5. Creazione della landing page
  6. Link building

Scelta del dominio

Checché se ne dica sia l’estensione (BigG pare preferisca ancora .com, .net e .org) che il nome identificativo del blog sono probabilmente gli elementi essenziali per un buon Search engine optimization.

Si dovrà dunque cercare di dare un battesimo il più conforme e coerente con i contenuti che si desidera pubblicare. Difficilmente troveremo soluzioni di un’unica parola, ma questo non rappresenta un particolare problema: sarà sufficiente individuare un’espressione composta, che contenga la keyword di nostro interesse. Se ad esempio nel sito parleremo di panini, potremmo acquistare uno spazio chiamato “paniniimbottiti“.

Piuttosto svelo un segreto (di pulcinella): più lungo sarà il periodo prenotazione del nome di dominio più ampie saranno le possibilità che i motori concedano credito e visibilità.

Quale piattaforma di personal publishing? Di questo ne abbiamo già parlato: dopo aver usato Joomla e WordPress per anni la mia scelta è definitivamente – salvo ravvedimenti futuri – andata al secondo, per diverse ragioni che non ripeterò in questa occasione.

Il tema è importantissimo!

Per quanti sforzi vorremo fare per la realizzazione siti Internet ben ottimizzati, l’interfaccia di cui doteremo WordPress (o Joomla) riveste un ruolo essenziale: dovremo propendere per una soluzione leggera, dalla buona struttura HTML, priva (il più possibile) di fronzoli: script, Flash ed estensioni. Particolare attenzione si dovrà riservare al markup (ad esempio i tag H1, H2, H3 dovranno avere il giusto ordine), ed il codice dovrà essere “pulito”.

Anche per quest’ultimo punto offro un suggerimento “segreto”. In genere di ogni tema viene offerta una demo online, che dovrebbe corrispondere in linea di massima al’aspetto del nostro futuro blog. Bene: sarà sufficiente sottoporre ad un’analisi automatica la versione dimostrativa proposta per sapere a cosa andiamo incontro. Un soddisfacente strumento di approfondita valutazione è proposto da Power Mapper.

Aggiornamento – Dimenticavo una cosa importante: il tema deve essere “responsive”, ovvero capace di adattarsi automaticamente a qualunque terminale, in specie gli smartphone.

Impostazione della home.

La home page è l’indice di tutti i contenuti che pubblicheremo, la prima che verrà sottoposta ad esame da Google, Bing e Yahoo. Va curata con grande attenzione. Gli estremisti del SEO vi suggerirebbero di limitare al minimo i widget, spostando quelli indispensabili nel “footer”, e persino di portare qui il menu. Non è necessario, a mio avviso, arrivare a questi livelli di ottimizzazione; tanto più che a soffrirne sarebbe la navigazione dei lettori.

Piuttosto si dovrebbe fare attenzione a che non ci sia un’esagerata presenza delle parole chiavi principali, ed in specie quelle utilizzate per il nome di dominio. Per scongiurare il key stuffing corre in nostro aiuto un altro validissimo strumento: Keyword Density Tool. Qual è la massima densità delle key? Nessuno lo sa, ma basterà confrontarsi con la concorrenza per scoprirlo (il link appena fornito aiuta anche in questo: eccellente, no?).

Landing page e link building.

Le regolette appena suggerite valgono anche per la “pagina di atterraggio“, quella cioè che dovremo crare ad hoc per mettere bene in evidenza la nostra parola d’oro, quella per cui vorremmo salire in vetta a tutte le SERP.

Qui, più che sulla home page, dovremo cercare di far puntare il più grande numero di link in entrata. Come fare? Bisogna passare all’ultima ma importantissima tappa della messa in opera del nostro blog: il link building.

Chi e perché dovrebbe linkarci? Amici, parenti, ma anche forum e riferimenti Web nei quali cercheremo di metterci in evidenza. Un commento qui e là in calce a post esterni, la firma nei profili delle community, Facebook, Twitter e Google+: sono tutte occasioni preziosissime per farci conoscere anche da persone con cui non abbiamo rapporti di parentela.

Bene, credo sia tutto. In realtà ci sarebbero altri passaggi importanti, come la creazione di una mappa XML da inviare a Google e Bing, una HTML da mostrare in locale, l’inserimento dei breadcrumbs e via di altri marchingegni. Di questi, però, sarà bene parlare in un’altra occasione.

Intanto chi voglia non abbia timore di chiedere ulteriori suggerimenti o informazioni attraverso i commenti. Comunque “in bocca al SEO” per tutti nella realizzazione siti.

Plugin WordPress SEO il migliore qual è?

Plugin WordPress SEO: in molti si chiedono quale sia il migliore. La mia scelta cade su due plugin.

In tanti si domandano quale sia il miglior plugin WordPress per il SEO. Ebbene, non esiste una risposta univoca: a mio avviso i più efficienti sono due, ma sta al blogger scegliere quale faccia più al suo caso. Intanto stiliamo un elenco delle estensioni più famose:

  • WordPress SEO by Yoast
    • Si tratta della soluzione emergente: incontra soprattutto il favore dei neofiti. Il contatore di download ha superato i due milioni.
  • All-In-One SEO
    • Certamente è il più diffuso: è stato scaricato la bellezza di 12 milioni di volte.
  • Platinum SEO Pack
    • Quasi 800mila download.
  • SEO Ultimate
    • L’hanno installato oltre 850mila blogger.

Procedo facendo una sintesi – del tutto personale – delle caratteristiche essenziali di tutti. Per poi soffermarmi sulle opzioni che ritengo superiori.

SEO Ultimate

Plugin per WordPress SEO Ultimate

Decisamente avanzato, ma capace di accompagnare con semplicità il processo di ottimizzazione dei siti, SEO Ultimate ha di recente guadagnato i Rich Snippets: basati su alcuni standard diversi, consentono di mostrare nelle SERP dei motori di ricerca la foto dell’autore del post, o le stelline di una recensione o i voti dei lettori. Esistono anche varianti Applicazioni, Eventi, Musica, Gente, Prodotti, Prezzi minimi e massimi, Ricette. Ultimate propone gli standard Twitter Cards, Schema.org, e Place snippets.

Tra i suoi punti di forza il redirect automatico nel caso in cui di un articolo sia cambiato l’indirizzo, e la possibilità di importare le impostazioni dalle configurazioni di soluzioni concorrenti eventualmente installate in precedenza. Apprezzabile – più di quanto si possa immaginare – la possibilità fornita di effettuare un downgrade nel caso in cui l’aggiornamento più recente non vada molto d’accordo col vostro sito.

Platinum SEO Pack

Plugin WordPress Platinum SEO Pack

Per avere un quadro completo delle sue caratteristiche riporto uno stralcio del listato offerto dall’autore:

  • * Redirezione 301 automatica
  • * Canonical URL
  • * Titoli, meta tag e meta description ottimizzati, con possibilità di disattivare la funzione in singoli post
  • * Generazione automatica dei TAG rilevanti
  • * Meta description dei TAG
  • * Esclusione dei duplicati
  • * Supporto per tassonomie e custom post type

All-In-One SEO

Immagine del plugin All-In-One SEO

Come abbiamo detto, questo plugin WordPress SEO è senz’altro il più diffuso. Al di là delle sue caratteristiche, avanzatissime, e della facilità d’uso, può contare su di una sperimentazione impareggiabile. Più volte ho potuto accertare che gran parte dei siti Web WordPress in cima alle classifiche dei motori di ricerca si basava su questa estensione. Viene offerta anche una versione “PRO”, commerciale, pensata più che altro per gli sviluppatori. Il costo di questa release – ho notato ora – è stato ridotto a soli 29 Dollari, ma pare sia un’offerta limitata nel tempo.

Le feature, come proposte dall’autore:

  • Google Analytics
  • Custom Post Types
  • Canonical URL “avanzate”
  • Profonda personalizzazione dei breadcrumbs
  • Built-in API
  • Integrazione nei siti di E-Commerce
  • Nonce Security
  • Supporto per le installazioni WordPress “CMS-style”
  • Automatica ottimizzazione dei titoli
  • Generazione automatica dei meta tag
  • Prevenzione duplicati
  • Configurazione predefinita per i principianti

WordPress SEO by Yoast

Uno dei due migliori plugin è WordPress SEO by Yoast

Bisogna riconoscere a Joost De Valk, autore di questo plugin, un approccio originale quanto geniale: fighissima l’idea di integrare nell’interfaccia delle impostazioni un sistema di verifica della Search Engine Optimization. Con tanto di bollino di qualità, le cui varianti cromatiche vanno dal rosso acceso (non ti filerà mai nessun motore di ricerca) al verde intenso (hai qualche speranza).

Funzionano egregiamente i Rich snippet “autore” implementati, ed è davvero efficace la sitemap automaticamente generata: contiene nativamente anche i link alle immagini, cosa che non dovrebbe sottovalutarsi.

WordPress SEO plugin: il migliore!

Stilare un bilancio – peggio: una classifica! – per questi piccoli pezzi d’arte PHP non è facile. Ecco perché mi concedo una licenza: far salire sul primo gradino del podio non uno ma due estensioni.

  • WordPress SEO by Yoast
    • Sarebbe stato il primo assoluto – tanto più che viene adottato da fior di blog come Mashable – se non fosse per due inconvenienti non da poco: succede sempre più spesso che gli aggiornamenti siano affetti da bug, anche i più impensabili (tant’è che Mashable è fermo alla versione 0.4.2!); spesso gli utenti lamentano malfunzionamenti della mappa XML del sito. C’è anche un altro “ma”, che affronto in chiusura.
  • All-In-One SEO
    • Non fa una piega, è difficile che possa fare brutte sorprese, e le sue qualità sono confortate dal parere della maggioranza. Che dire di più?

Un’ultima considerazione voglio farla sul primo dei due vincitori, più che altro per mettere in guardia i neofiti. Proprio per loro in WordPress SEO by Yoast è stato implementato il brillante sistema di analisi dell’ottimizzazione. Ma la caratteristica espone ad un pericolo serio (si fa per dire).

Mi spiego. Il modulo che si occupa delle verifiche non è capace di prendere in esame tutte le variazioni semantiche delle keyword presenti in un post, e non è persino in grado di rilevare i meta tag inseriti nelle immagini. Ciò significa che si potrebbe pensare di aver scritto un contenuto con il numero giusto delle chiavi, mentre invece la quantità supera ampiamente il limite (keyword stuffing) imposto dai search engine. Con il potenziale effetto di vedersi articolo e sito cancellati dalle SERP di tutto il mondo, con indirette conseguenze negative sulla salute fisica del blogger.

Ecco: per questo post Yoast mi dice che l’ottimizzazione va benone. Speriamo.